Le arti marziali ispirate al Tao – di Nadia Clementi

Un detto taoista afferma: Nel movimento trovare la calma, nella calma, trovare il movimento: ne parliamo con Liliana Atz presidente dell’Associazione San Bao A fine articolo, su richiesta della dottoressa Liliana Atz, pubblichiamo anche la versione in inglese dell’intervista. Nella filosofia taoista tradizionale cinese, il Tao ha come funzione fondamentale quella di rappresentare l’universo, eterno ma in movimento al tempo stesso.È proprio con questo spirito che l’associazione San Bao diffonde in Trentino l’insegnamento e l’avviamento alle arti marziali ispirate al Tao, in particolare la conoscenza del Tai Chi Kung, un’arte cinese di tradizione millenaria volta ad acquisire e custodire armonia tra corpo mente e spirito.Nello specifico il Tai Chi Kung è una tecnica motoria che tra i tanti benefici certificati, ha lo scopo di migliorare, attraverso il coordinamento e la concentrazione, il tono e l’elasticità muscolare. Si tratta di esercizi utili a prevenire cervicalgie e altri disturbi della colonna vertebrale, mentre l’attività respiratoria apporta benefici sia sul piano mentale che emozionale, un ottimo alleato contro, ad esempio, lo stress e l’insonnia.Inoltre, secondo i principi della medicina cinese la respirazione e l’alimentazione rappresentano le due fonti dell’energia acquisita che permettono al nostro corpo di svilupparsi e di vivere.Pare noto come dall’interazione cibo-organismo derivino la maggior parte dei disturbi tipici del nostro tempo, contemporaneamente però l’alimentazione può aprire immense possibilità preventive e curative.Per conoscere i benefici e le tecniche di riequilibrio energetico del corpo e della mente ci siamo rivolti alla fondatrice dell’Associazione San-Bao, Liliana Atz, laureata in psicologia, diplomata operatrice-istruttrice Shiatsu, insegnante di Tai Chi stile Wudang e Yang, che da molti anni esercita queste attività e promuove corsi, dove le antiche discipline medico-filosofiche cinesi, si integrano con le scoperte della scienza occidentale.  Chi è la dottoressa Liliana Atz  Psicologa, istruttrice di Tai Chi Chi Kung e Shiatsu, esperta in Medicina Tradizionale Cinese, si occupa da anni di insegnamento.Convinta assertrice del filo conduttore che unisce le discipline terapeutico-filosofiche orientali e la cultura scientifica occidentale, ha fondato l’associazione San Bao, dove promuove attività di crescita personale attraverso il lavoro sul corpo-mente.Docente di Enneagramma è autrice dei libri «EnneaMediCina», oltre che di articoli e pubblicazioni di settore. Dottoressa Atz, che cosa la colpisce maggiormente della medicina tradizionale cinese? «La cultura medico-filosofica cinese mi ha affascinata per la sua completezza in quanto porta ad una visione integrata dell’uomo, inteso nelle sue componenti di corpo, mente e spirito.«Lavorando sul corpo, pertanto, ad esempio col Tai Chi Chi Kung, si riequilibrano anche la mente e le emozioni, arrivando a stare meglio a tutti i livelli.» Può spiegarci in breve quali sono i principi della medicina tradizionale cinese? «La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è uno dei sistemi medico-filosofici più antichi e più affascinanti del mondo, che l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) già nel 1986 ha inserito nella carta di Ottawa per la promozione della salute.«I principi cardine di questa medicina sono: il Qi (energia), il Tao (la forza eterna, essenziale e fondamentale che scorre attraverso tutta la materia dell’Universo) , la legge Yin/Yang, la legge dei Cinque Movimenti e le relative fasi, i Meridiani energetici. Tutte questi fattori sono in interrelazione reciproca, in una molteplicità di modi diversi.«Per la Medicina Tradizionale Cinese lo stato di malattia proviene dalla perturbazione dell’equilibrio energetico (Chi o Qi). Questa medicina interviene per il riequilibrio della salute con diverse terapie, tra cui, le più note, sono la dietetica, la farmacologia, l’agopuntura, il massaggio e le ginnastiche mediche, nelle forme conosciute come Tai Chi e Chi Kung.«Quello che è davvero interessante è che i suoi antichi principi trovano oggi sempre più riscontro nella fisica quantistica, così come nelle scoperte delle neuroscienze.» Lei è abilitata all’insegnamento dell’«Enneagramma», di cosa si tratta? «L’ENNEAGRAMMA è un antico metodo di conoscenza che aiuta a fare verità su se stessi e ad acquisire sicurezza e fiducia, scoprendo le proprie possibilità più nascoste.«Nella pratica si tratta di un disegno geometrico che come una mappa descrive le varie tiplogie di personalità. Si dice che le sue origini risalgano a più di 2000 anni fa. «È stato introdotto in Occidente all’inizio del secolo scorso, dal maestro spirituale causasico G.I. Gurdjieff, che lo utilizzava come strumento di studio per i suoi allievi.«Successivamente è stato sviluppato e diffuso da vari studiosi, tra i quali spiccano lo psicologo Oscar Ichazo e lo psichiatra Claudio Naranjo, suo allievo, cui si deve la massima propagazione e integrazione di questo sistema, con la psicologia contemporanea.»L’Enneagramma si rivela efficace in tutte quelle attività e contesti dove le relazioni con le altre persone hanno carattere di importanza:– Per accrescere la conoscenza di sé e la propria autostima.– Per gestire al meglio le proprie emozioni .– Per incrementare le proprie capacità relazionali e gestire al meglio le proprie risorse energetiche. Vuole spiegarci in che cosa consiste l’attività di Tai Chi Chi Kung secondo gli antichi metodi taoisti? «Il Tai Chi Chi Kung è un’antica disciplina psicofisica cinese che si basa sui principi della filosofia taoista.«Questa tradizione considera l’universo come un campo di energia, risultato della perfetta interazione dei due principi cosmici fondamentali: lo Yin e lo Yang, che costituiscono il simbolo del Tao e rappresentano il concetto più importante e caratteristico del taoismo.«Attraverso la comprensione del cosmo, dell’universo e della natura si arriva, per il taoismo, alla comprensione di se stessi, alla propria crescita individuale.«Questa tradizione considera l’universo come un campo di energia; vi è una visione olistica, analogica dell’essere umano, secondo cui la salute ed il benessere sono la conseguenza dell’equilibrio psicologico, energetico, fisiologico e spirituale dell’uomo.«Si tratta di un’arte psico-fisica di sviluppo graduale del corpo-mente che attraverso l’esecuzione di precise sequenze aiuta a migliorare la propria energia fisica e mentale e ad aumentare il proprio benessere.«La sua struttura è tale che chi osserva la pratica del Tai Chi può solo captarne la forma superficiale, non riuscendo a cogliere gli aspetti profondi di lavoro sul corpo, sul respiro e sulla mente.«Queste tappe non sono separabili perché si riflettono l’una nell’altra: il corpo si rilassa, la respirazione rallenta il suo ritmo e diventa più profonda, la mente si svuota dai

Tai Chi anti-age: “l’arma della tradizione contro l’invecchiamento”

Secondo un nuovo studio può agire sulle cellule staminali per migliorare la circolazione Praticare il Tai Chi può aiutare ad allungare la vita. Un nuovo studio pubblicato su Cell Transplantation ha infatti svelato che questa arte marziale tradizionale proveniente dalla Cina potrebbe contrastare l’invecchiamento aumentando il numero di un particolare tipo di cellule, quelle che esprimo sulla loro superficie la proteina CD34+, considerate indicatrici della presenza di cellule staminali del sangue coinvolte nel rinnovamento, nel differenziamento e nella proliferazione cellulare. Guidati da Shinn-Zong Lin, esperto del Centro di Neuropsichiatria del China Medical University Hospital di Taichung (Taiwan), gli autori dello studio hanno valutato l’eventuale capacità del Tai Chi di promuovere la longevità confrontando gli effetti ringiovanenti e anti-aging di quest’arte marziale con quelli dell’abitudine di esercitarsi camminando a passo svelto. Gli esperimenti hanno coinvolto per un anno tre gruppi di volontari al di sotto dei 25 anni di età: uno ha praticato Tai Chi, un altro si è esercitato con camminate svelte e il terzo non si è esercitato affatto. “Abbiamo utilizzato volontari giovani – spiega Lin – perché hanno capacità di rinnovamento cellulare migliore rispetto alla popolazione anziana e inoltre volevamo evitare di avere come fattori interferenti malattie croniche e farmaci”. Le analisi condotte hanno svelato che rispetto a chi non fa nessuna attività fisica o a chi si dedicata alle camminate a passo svelto chi pratica Tai Chi ha un numero significativamente maggiore di cellule CD34+. Sulla base di questi risultati, spiega Lin, è possibile ipotizzare che “il Tai Chi predisponga alla vasodilatazione e aumenti il flusso del sangue”. Secondo Paul R. Sanberg, esperto del Center of Excellence for Aging and Brain Repair dell’University of South Florida di Tampa, negli Stati Uniti, “questo studio rappresenta il primo passo verso la prova scientifica dei possibili benefici per la salute del Tai Chi”: tuttavia l’esperto ha sottolinea come “per capire il suo impatto totale sono necessari ulteriori studi su come il Tai Chi possa esercitare benefici in diverse popolazioni e su diversi parametri dell’invecchiamento”. Fonte: Tai Chi per la longevità

Indice del primo livello

INDICE Ringraziamenti Prefazione Introduzione:Tra Occidente e Oriente Miti e culture PARTE I: Simbolismi e culture Numeri e leggi di naturaIl significato dei numeriConclusioniLe leggi Oriente-Occidente: introduzioneMedicina Tradizionale cinese Enneagramma Nuove scienze Corpo e mente: salute e malattia Psicologia Epigenetica PARTE II Occidente:Ontogenesi I tre foglietti embrionali Il sistema nervoso Il sistema nervoso enterico L’apparato endocrino Psiconeuroendocrinoimmunologia Coscienza del “Sé” I tre cervelli Oriente:I Visceri Straordinari Cervello, Midollo e Ossa in Medicina Cinese I Meridiani I Meridiani Straordinari Ontogenetica in Medicina Cinese La “presa della forma” I tre cervelli secondo la visione cinese Jing, Qi, Shen Cielo Anteriore Cielo Posteriore (alla nascita) Le Cinque Sostanze Fondamentali – I Tre Tesori Xue (il sangue) Jin-Ye (fluidi corporei) Psiconeuroendocrinoimmunologia: gli Zang/Fu Cinque emozioni e Sette sentimenti Il ritmo circadiano PARTE III Enneagramma e Medicina CineseEnneagramma: storia Simbologia Ennea-Psicologia I tre centri: istintivo, emotivo e mentale Le trappole Enneatipi Centro dell’istinto-Pancia: 8,9,1 Centro emozionale- Cuore: 2,3,4 Centro intellettuale-Testa: 5,6,7 Le ali Le frecce I sottotipi: cenniMedicina Cinese. La creazione della vita: le leggiYin/Yang:etimologia dei segni I Cinque Movimenti:a) Ciclo di Generazione b) Ciclo di Controllo c) Ciclo di Inibizione d) Ciclo di Rivolta e) Ciclo della TerraMovimento energetico Legno Movimento energetico Fuoco Movimento energetico Terra Movimento energetico Metallo Movimento energetico Acqua Organi, Visceri e Meridiani I dodici meridiani principiali: Polmone e Intestino Crasso Milza e Stomaco Cuore e Intestino Tenue Rene e Vescica Ministro del Cuore e Triplice Focolare Fegato e Vescicola Biliare PARTE IV EnneaMediCina:Linguaggio psico/simbolico nelle funzioni del corpo: introduzione Simboli a confronto EnneaSimboliCentro Istintivo: i tre EnneaSimboli Centro Emozionale: i tre EnneaSimboli Centro Intellettuale: i tre EnneaSimboli Collegamento tra i CentriI tre Centri Enneasimboli e Zang/Fu: le leggi applicate Ciclo della Terra Ciclo di Generazione Ciclo di Controllo Ciclo di Inibizione Ciclo di Rivolta PARTE V Sei Energie (Liu Qi) applicate all’EnneaSimbolo Introduzione Tai Yang: Vescica – Intestino Tenue Shao Yang: Triplice Focolare – Vescicola Biliare Yang Ming: Stomaco – Intestino Crasso Collegamento tra i tre cervelli Tai Yin: Polmone – Milza Shao Yin: Reni – Cuore Jue Yin: Fegato/ Ministro Cuore Enneaconoscenza e benessere Dove mi trovo EnneaSimbolo? Qual’è la mia tipologia di partenza? Tipologia enneasimbolica “Uno” Linguaggio psico/simbolico nelle funzioni del corpo: La direzione delle frecceAssi Jue e Shao Yin La pratica Il lavoro su di Sé secondo la visione medica cinese Cibo e salute Tai Chi Chi Kung Tai Chi Chuan attraverso l’Enneagramma e l’Enneamedicina Chi Kung: gli esercizi della salute Epilogo Note Bibliografia Sommario generale Ringraziamento L’Autrice

La meditazione contro lo stress precoce dei bambini

Nell’èra della società iperconnessa e della competitività esasperata, restituire ai bambini la calma, il gioco e la possibilità di godersi pace e relax, sembra più un’illusione che un’opportunità. Eppure, assicurano gli esperti, i bambini, anche molto piccoli, hanno dentro di sé un potenziale enorme per la pratica della meditazione e il dono naturale di concentrarsi completamente nell’attività ludica. Basta insegnare loro a liberarsi dallo stress, sempre più precoce, e dai mille input con cui la nostra società li bombarda. E accompagnarli nella non difficile arte del rilassamento attraverso la meditazione, un modo di educare che in molti paesi è già entrato nelle scuole, mentre in Italia i suoi benefici sono ancora poco compresi. Ben venga allora Giochiamo a rilassarci (Feltrinelli), un manuale firmato da Marina Panatero e Tea Pecunia, che da anni si occupano di tradizioni orientali, di buddismo e di zen. E traduttrici e autrici di numerosi testi in questi ambiti. Un libro che già in copertina annuncia il suo scopo: la meditazione per calmare i bambini e renderli più attenti e creativi. Tutti possono riuscirci. Genitori, nonni, zii educatori o insegnanti, o anche terapeuti dell’infanzia. Chiunque sia disposto a utilizzare uno strumento praticato in molte zone dal mondo e dai risultati sorprendenti. I bambini non sono immuni dallo stress. Anzi, l’infanzia può essere assai complessa: si vivono emozioni forti, improvvise e i mille impegni che scarichiamo loro addosso rischiano di affollare le loro piccole vite. Quindi sono tante le ragioni per cui tentare. Ma come riuscire a indurre i bambini a meditare? Intanto una premessa: non si può mai costringere i bambini. Ma solo tentare di coinvolgerli e di incuriosirli. Con il gioco soprattutto. E con le meditazioni guidate. Il libro è esaustivo su tutto quanto possiamo fare . Si va dalla teoria, all’introduzione di tutti gli aspetti della meditazione , ci si sofferma sul perché e sul come aiutare i bambini e sul come prepararsi a “giocare” con loro. In coda, consigli e suggerimenti pratici con meditazioni guidate per bimbi dai cinque agli otto anni, dai nove agli undici, o a quelli di ogni età.…… L’essenza della pratica meditativa non è così lontana dalla natura dei bambini: meditare significa indirizzare dolcemente l’attenzione nel qui e ora, e la capacità di essere centrati nel presente è connaturata nei bimbi piccoli, che si focalizzano in un gioco che fanno, ponendo lì tutta la loro attenzione, totalmente immersi in ciò che vivono. Con il tempo, tenderanno a perdere questa qualità innata, inghiottiti dalle molteplici attività e dagli innumerevoli impegni che vengono assegnati loro, ma soprattutto dal bombardamento incessante di input cui sono sottoposti. I bambini possono entrare in meditazione con molta facilità, basta semplicemente sapere come aiutarli a farlo. Non possiamo costringerli, possiamo solo invitarli con rispetto assoluto. Proponendo loro la meditazione, come un momento piacevole, un “gioco” da fare in famiglia o in classe, li dotiamo di uno strumento prezioso, che avranno sempre a disposizione. Ne beneficiano la capacità di rilassarsi, l’apprendimento, il livello di attenzione, la memoria, la consapevolezza di sé, la sicurezza di sé, l’autosufficienza, l’equilibrio emotivo, la creatività, le relazioni e, soprattutto, il bambino si sente in armonia con se stesso e con il mondo, prova pace interiore e gioia. Genitori e scuola, a che punto siamo? Parlando con altri genitori spesso sentiamo di bambini che manifestano irrequietezza o vivono comunque con stress i piccoli grandi impegni quotidiani o le prime interazioni con compagni e adulti. Maestre con esperienza pluridecennale constatano che, con il passare degli anni, gli alunni si sono fatti più “vivaci” e distratti. Ma questi bambini sono comunque il frutto della nostra generazione, che vive “di corsa” in un mondo competitivo. Spetta a noi trovare una soluzione, offrire un’alternativa ai nostri bambini affinché possano crescere sereni e diventare adulti migliori: la meditazione è una “medicina” dolce ed efficace, semplice e gratuita, che richiede anche la nostra partecipazione e che ci permette di far sbocciare le loro potenzialità. In numerosi Paesi occidentali, la meditazione viene praticata in molte scuole con risultati notevoli e ci auguriamo che presto si diffonda anche in Italia: molti genitori e insegnanti si sono mostrati sinceramente interessati a questo progetto. Meditare insieme crea una connessione forte e reciproca tra alunno e insegnante, permettendo ai bambini di vivere la scuola in modo più sereno e proficuo. Siamo profondamente convinte che gli educatori felici cambieranno il mondo.……. Come ha detto Steve Jobs: “Solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di cambiare il mondo lo cambiano davvero”.

La psicologia biologico/emozionale degli enneatipi di Liliana Atz

L’acquisizione della consapevolezza di sé e il controllo delle proprie emozioni, come vedremo in questo percorso, sono alla base della salute olistica di corpo, mente e spirito. Per meglio comprendere l’EnneaMediCina, ritengo, quindi, indispensabile conoscere le basi su cui poggia. Cominceremo, pertanto, un percorso di avvicinamento a piccoli passi, iniziando dallo studio dell’Enneagramma, alla luce delle scoperte della scienza occidentale. Al di là di tutte le possibili differenze individuali, l’Enneagramma permette di individuare le principali propensioni caratteriali dell’individuo, le sue idee del mondo e le sue “vocazioni”, consentendogli di ampliare le proprie opportunità di auto-comprensione e di modificazione interiore che, come vedremo, influiscono sulla salute intesa in senso globale. Le nove tipologie caratteriali dell’Enneagramma, si riuniscono in tre centri, corrispondenti ai “tre cervelli” di base: 1.Istinto (pancia): 8, 9, 1; 2.Emozioni (cuore): 2, 3, 4; 3.Raziocinio (testa): 5, 6, 7. Ciascun centro si caratterizza per un’emozione comune, che influenza il modo di essere e di relazionarsi dei singoli enneatipi. È ormai risaputo che già nel periodo della gravidanza il feto sviluppa una propria identità soggettiva. Come evidenziato dallo psichiatra canadese Thomas Verny, l’esperienza dell’embrione all’interno dell’utero, rappresenta il suo primo contatto col mondo, contatto che influenzerà profondamente la formazione della sua futura personalità.All’interno della mappa enneagrammatica, ciascuna tipologia rappresenta una specifica strategia di difesa, che il nuovo nato utilizza nel suo processo di adattamento alle dinamiche relazionali intrattenute in ambito familiare. In riferimento alla specifica combinazione di genotipo e fenotipo vi sarà, quindi, una sua collocazione di base in uno dei tre centri e dei tre enneatipi dell’Enneagramma. Si tratta di strategie che il bambino percepisce come modelli comportamentali efficaci, adatti sia alla sua sopravvivenza, che ad ottenere affetto e attenzione. Queste tracce si fissano nella sua psiche, influenzandone, poi, i comportamenti, anche da adulto. Il centro istintivo: enneatipi 8, 9, 1. Nel neonato, le prime aree cerebrali a raggiungere il completo sviluppo, sono il tronco cerebrale e il mesencefalo, che regolano le funzioni corporee essenziali alla sopravvivenza, quali la respirazione, la digestione, l’escrezione e la termoregolazione. Poiché il cervello nel neonato non è ancora completamente formato, quindi, ciò che il bambino percepisce nei suoi primi anni di vita viene registrato nel “cervello istintivo”, il più viscerale dei tre centri e nodo focale del benessere psico-fisico dell’individuo. In seguito si sviluppano il sistema limbico, che gestisce l’aspetto emozionale della persona e la neocorteccia, che permette il pensiero astratto. La crescita di ogni regione cerebrale e le relative funzioni, ad esse connesse dipende in larga parte, dalla stimolazione che il “piccolo uomo” riceve, fin dalla gestazione e, quindi, dalla possibilità di creare nuovi collegamenti tra neuroni; esperienze positive piuttosto che negative favoriscono una crescita e uno sviluppo armonioso dell’individuo. Il modo in cui il cervello si sviluppa determina le capacità cognitive, affettive e sociali, nonché la predisposizione ad ammalarsi fisicamente o psichicamente della persona. Svariati studi dimostrano come bambini ascoltati, accarezzati, sostenuti e incoraggiati, presentino una maggiore attività cerebrale (misurata con elettroencefalogramma), oltre che minori livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e adeguati livelli di Igf-1, un ormone che riveste un importante ruolo nei processi di crescita. Altri studi confermano come l’ansia e le tensioni influenzino la funzionalità della pancia, il “secondo cervello”, con importanti ripercussioni sulla funzionalità dell’intero organismo. Il dott. Gershon della Columbia University afferma che “l’intestino aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni, rivestendo un ruolo fondamentale nel segnalare gioia o dolore”. Nella pancia si colloca, quindi, un cervello che assimila e digerisce non solo il cibo, ma anche informazioni ed emozioni che arrivano dall’esterno (continua….). Bibliografia: Michael D. Gershon – Il secondo cervello – Utet edizioni. Glaser D. (2000) Child abuse and neglect and the brain – a review. Journal of Child Psychology & Psychiatry, 41, 97- 116. Glaser D. (2003) Early experience, Attachment and the Brain in Corrigal J. & Wilkinson H. Revolutionary Connections: -Psychotherapy & Neuroscience pp. 117-133. London: Karnac. Parent Network for the Post-Istituzionalized Children (Spring 1999): overview of the post-istituzionalized child. The post, 1. www.pnpic.org/news2.htm . Perry BD (2000) : Traumatized children : how childhood trauma influences brain development. http://www.childtrauma.org/CTAMATERIALS/Vio_child.asp Shore R. (1997): Rethinking the      brain. New York: Families and the Work Institute. Teicher MD (2000): Wounds that time wont’heal: the neurobiology of chikd abuse. Cerebrum: The Dana Forum on brain science, 2(4), 50-67.

Parkinson: il Tai Chi aiuta a migliorare l’equilibrio

La scoperta è stata fatta negli Stati Uniti: questa famosa arte marziale potrebbe aiutare i pazienti a ritrovare in parte l’equilibrio e a migliorare il passo incerto tipico di queste persone. Con risultati che secondo i ricercatori sono duraturi, ma non permanenti. 09 FEB – Non è l’azione di un farmaco o di una terapia clinica, ma uno sport, l’ultima attività che è stata dimostrata aiutare i malati di Parkinson. O meglio, un’arte marziale: il Tai Chi. I movimenti lenti e controllati di questa disciplina sembrano infatti migliorare la stabilità e l’equilibrio dei pazienti affetti dal morbo. A dirlo è una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine. Secondo lo studio, condotto dal’Oregon Research Institute di Eugene negli Stati Uniti, i miglioramenti durerebbero addirittura per tre mesi, dopo l’attività. “Il Tai Chi sembra giovare molto a queste persone”, ha commentato Fuzhong Li, primo autore della ricerca. “In rapporto a chi fa solo esercizi di stretching, chi pratica quest’arte marziale risulta cadere meno, nonché avere un’andatura più sicura e passi più lunghi”. Il cattivo equilibrio, sia nello stare in piedi che nel camminare, è infatti uno dei tratti distintivi dei pazienti affetti da morbo di Parkinson. “Chiaramente non eliminano i sintomi della malattia”, ha specificato Li. “Non è un farmaco, non cura la patologia. Ma probabilmente può aiutare a rallentare il progresso del morbo”. Per dimostrare quanto riportato nella ricerca, gli scienziati statunitensi hanno considerato 195 anziani affetti dal Parkinson, tutti provenienti dallo stato dell’Oregon. Di questi un terzo è stato iscritto ad un corso di arti marziali, un terzo ha praticato esercizi di stretching e l’ultimo terzo esercizi di resistenza muscolare. La capacità di piegarsi in avanti o spostarsi prima di perdere l’equilibrio veniva misurata su una scala da 0 a cento, e tutti i partecipanti all’inizio del trial, presentavano un valore superiore a 64. L’intero gruppo mandato a scuola di Tai Chi ha dimostrato, dopo aver sostenuto un’ora di questa disciplina due volte a settimana per 24 settimane, di riuscire a stare in piedi senza aiuto, sebbene qualcuno avesse ancora la necessità di un deambulatore per potersi spostare. In media, i punti guadagnati nella scala di equilibrio sono stati 10, contro i 4 del gruppo che praticava esercizi di resistenza. I pazienti che invece erano sottoposti a sedute di stretching alla fine dell’esperimento presentavano invece valori di equilibrio diminuiti di due punti. Chiaramente questi risultati si sono ridotti dopo il termine del trial, tuttavia dopo alcuni mesi dalle lezioni i pazienti riportavano ancora alcuni benefici: il numero di cadute, ad esempio, che durante il periodo di training risultava addirittura dimezzato rispetto ai due gruppi di controllo, continuava a mantenersi migliore in percentuali che variavano tra il 60 e il 70 per cento rispetto a questi nei successivi tre mesi. “È la prima volta che un trattamento per l’equilibrio si dimostra avere risultati duraturi”, ha commentato Li. “E la cosa ancora migliore è che il Tai Chi è anche un’attività economica, che non necessita di particolari strumenti e che può essere praticata ovunque e in ogni momento”. Tratto da: Quotidiano Sanità.it

L’importanza dell’Enneagramma nell’ambito della medicina integrata

Abstract: L’Enneagramma dei Tipi Psicologici è un sistema per individuare le personalità. È comunque una definizione un po’ riduttiva in quanto serve anche per una equilibrata evoluzione interiore. In greco ennea significa “nove”, mentre gramma significa “segno”. Il simbolo grafico è quello di una stella a nove punte dove ognuna rappresenta una personalità. Infatti, l’Enneagramma descrive nove tipi diversi di personalità, nove strategie per rapportarsi alla realtà. Ha origini storiche remote: le ultime cronache risalgono a 2.500 anni fa. Le origini sono ignote anche se vi sono riferimenti storici inerenti la Babilonia e il medio oriente. In seguito, si hanno testimonianze nel XIV o XV risalenti ai “Sufi”. Da loro proviene la preparazione di G.I. Gurdjieff (1910) al quale si deve la diffusione dell’Enneagramma in Europa. In seguito si hanno altre testimonianza da parte di Ichazo (1960) che affermò di aver appreso la tecnica dai Sufi e non da Gurdjieff. Qui si crea una divisione: gli insegnamenti di Gurdjieff rimangono all’interno dei suoi gruppi di studi; mentre quelli di Ichazo passano attraverso l’Istituto di Arica; da questo si forma Claudio Naranjo che a sua volta insegnerà l’Enneagramma ai Gesuiti. Attualmente l’Enneagramma è stato rivalutato enormemente in quanto si è rivelato un sistema pratico e potente per individuare le personalità. Si parte dal presupposto che ogni persona, alla nascita, incontra delle difficoltà. In base al tipo di difficoltà o problemi e a come reagisce ad essi, si crea una strategia che tenderà a preservare per tutta la vita. Ad esempio, se nell’infanzia un individuo subisce violente aggressioni da parte degli adulti significativi, soprattutto nei momenti in cui si mostra debole e fragile, tenderà a sviluppare delle strategie di risposta a queste aggressioni: tenderà ad essere forte, violento se necessario, non si mostrerà mai debole e fragile. Costruirà una “corazza di “forza” che lo preserverà dalle aggressioni esterne. Predilige una strategia rispetto a nove disponibili. Infatti, l’Enneagramma mostra nove diversi modi di reagire alla realtà. Ne scegliamo uno rinunciando agli altri otto. La storia familiare ha un’importanza fondamentale nella creazione della tipologia…. Tratto da: Medicina biointegrata – Dott Vincenzo Fanelli

La psicologia biologico/emozionale degli enneatipi – 2- di Liliana Atz

Il centro istintivo/motorio. Ciascun centro si caratterizza per una emozione di base, che influenza profondamente il modo di essere e di relazionarsi dei diversi enneatipi. Acquisirne la consapevolezza e impararne le strategie di controllo, è alla base di un efficace percorso di bio-medicina integrata. Le tipologie 8,9 e 1, cosiddette di “pancia”, si caratterizzano per la prevalenza della componente istintiva. Questi enneatipi tendono ad agire in modo impulsivo, rispondendo con azioni concrete alle sollecitazioni sia ambientali, che relazionali. L’emozione che caratterizza questa triade è la “rabbia”, che ognuno dei tre enneatipi gestisce con modalità differenti: manifestandola (e.8), negandola (e.1) o rimanendone inconsapevole (e.9). Un enneatipo 8, ad esempio, elabora la rabbia manifestandola con decisione, spinto dalla necessità di dimostrare di essere il più forte. Un enneatipo 9, invece, la elabora inconsapevolmente, manifestandola poco, per il bisogno istintivo di pacificare l’ambiente in cui vive. Diversa ancora è la modalità dell’enneatipo 1, che la interiorizza, negandola verbalmente, ma esprimendola attraverso il corpo. Gli appartenenti a questo enneatipo, bramano dimostrare di essere perfetti, ma l’impossibilità di adempiere ad un simile proposito genera rabbia, che essendo costretti a non riconoscere, somatizzano a livello fisico….. (continua)

Lo studio, i traumi si ereditano. Da genitori a figli e nipoti fino alla terza generazione

I ricercatori del Brain Research Institute dell’Università di Zurigo sono riusciti a identificare piccole frazioni di materiale genetico chiamato microRna. Si tratta di brevi sequenze, veicoli con cui vengono trasmesse le istruzioni per costruire le proteine ma conservano anche la memoria di eventi traumatici. Lasciano cicatrici indelebili, segni che si tramandano per generazioni. I traumi possono essere ereditari, le paure passare da padre in figlio. E segnare vite. Queste trasmissioni genetiche sono state studiate sui topi ma probabilmente hanno effetto anche sull’uomo. Il processo per il quale i traumi possono essere tramandati fino alla terza generazione. Il segreto di questa ereditarietà si nasconde nei microRna, molecole genetiche che regolano il funzionamento di cellule, organi e tessuti. Il trauma altera questi ‘registi molecolari’, e il difetto viene passato alla progenie attraverso i gameti. A svelare un meccanismo finora misterioso è uno studio dell’università di Zurigo, pubblicato su ‘Nature Neuroscience’. Coordinati da Isabelle Mansuy, i ricercatori del Brain Research Institute sono riusciti a identificare alcuni componenti chiave di questo processo, piccole frazioni di materiale genetico chiamato microRna. Si tratta di brevi sequenze, i veicoli con cui vengono trasmesse le istruzioni per costruire le proteine ma conservano anche la memoria di eventi traumatici. “Ci sono malattie come il disordine bipolare che si tramandano in famiglia nonostante non siano riconducibili a un particolare gene”, ricorda Mansuy, docente all’Istituto federale di tecnologia (Eth) e dell’ateneo di Zurigo. Per identificare il meccanismo sono stati messi a confronto topi adulti che erano stati esposti a condizioni traumatiche nei primi anni di vita con altri topi, non traumatizzati. I ricercatori hanno studiato il numero e il tipo di microRna nei roditori traumatizzati e hanno scoperto che lo stress traumatico altera per eccesso o per difetto la quantità di numerosi microRna nel sangue, nel cervello e nel liquido spermatico. Modificazioni che influenzano il funzionamento delle cellule regolate da queste mini-molecole. Gli studiosi hanno osservato che i topi traumatizzati modificavano il loro comportamento. Per esempio perdevano la naturale avversione agli spazi aperti e alla luce, e mostravano segni di depressione. Caratteristiche che tramite lo sperma venivano trasferite alla prole, anche se gli esemplari della progenie non subivano stress o traumi. Anche il metabolismo dei cuccioli di topo stressato cambiava: i livelli di insulina e di zuccheri nel sangue, ad esempio, erano inferiori rispetto a quelli dei topolini nati da genitori non traumatizzati. “Siamo stati in grado di dimostrare per la prima volta – riassume Mansuy – che le esperienze traumatiche influenzano il metabolismo a lungo termine, che i cambiamenti indotti sono ereditari” e che gli effetti del trauma ereditato sul metabolismo e i comportamenti psicologici persistono fino alla terza generazione. “Lo squilibrio dei microRna nello sperma si è dimostrato un fattore chiave per il passaggio degli effetti deltrauma da genitore a figlio”. Anche se molte questioni restano aperte e dovranno essere chiarite in studi successivi, puntualizzano gli autori, la conclusione è che “i condizionamenti ambientali lasciano tracce nel cervello, negli organi e nei gameti, e attraverso i gameti queste tracce vengono trasmesse alla generazione successiva”. L’èquipe zurighese sta cercando adesso di verificare se anche nell’uomo i ‘colpevoli’ siano i microRna. Tratto da: La Repubblica Scienze del 13.4.2014

Meditare in ospedale , è possibile

Immaginate un ospedale dove tutti (medici, infermieri, pazienti, impiegati, ausiliari, tirocinanti, dirigenti, direttori generali, parenti dei pazienti) praticano quarantacinque minuti di meditazione al giorno. No, non è un sogno nè tantomento stiamo parlando di un imprecisato futuro. Nel Massachusetts lo fanno regolarmente e … fin dagli anni settanta. “La consapevolezza non cresce semplicemente perchè hai deciso che è una buona idea essere più consapevole. Per sviluppare una solida pratica di meditazione, ti occorre anche un forte impegno a lavorare su di te  e abbastanza autodisciplina da perseverare nella pratica quando incontri delle difficoltà. Nella clinica per la riduzione dello stress la regola base è che tutti praticano: nessuno è semplicemente spettatore. La presenza di parenti o amici è accettata solo se si impegnano a praticare esattamente come i pazienti, quarantacinque minuti al giorno, sei giorni la settimana. Medici, studenti di medicina, infermieri e terapisti di varie discipline che fanno internato nella clinica, devono tutti impegnarsi a praticare lo stesso programma di meditazione dei pazienti. Senza questa esperienza personale, non sarebbero in grado di capire il percorso dei pazienti e il tipo di sforzo che occorre per lavorare sulle energie della propria mente e del proprio corpo.” Tratto da: Sanitari consapevoli – luglio 2013