Psicologia e Tradizione

LE ANTICHE ARTI DI CURA. Le antiche arti di curare, come le filosofie e le visioni del mondo appartenenti al passato, come la filosofia orientale antica o la tradizione ermetica occidentale, erano basate su una visione assoluta, universale e globale del mondo. LA MODERNA PSICOLOGIA. La psicologia è una scienza moderna e come tutte le scienze moderne è positivista e tende a prendere in considerazione l’uomo (e il mondo in generale), analizzandone le parti, previa frammentazione, in modo specialistico, ma anche separatamente; senza fornire cioè una visione globale ed integrata. SPIRITO E MATERIA DEL MONDO. Secondo la tradizione il mondo è spirito e la materia non è altro che manifestazione di questo spirito; per la scienza ufficiale invece esistono la materia e le leggi che la governano. COSA DIFFERENZIA LA SCIENZA UFFICIALE E LE ANTICHE TRADIZIONI? Apparentemente c’è una grossa differenza fra la scienza ufficiale e le antiche tradizioni, in realtà esse sono le due facce della stessa moneta. Ciò significa che l’integrazione di questi due modi di vedere la realtà, permette di ampliare in noi conoscenza e coscienza, e di legare il passato con il presente per migliorare il futuro. IL COLLEGAMENTO CON LA FISICA MODERNA Alcune scoperte della fisica moderna, ottenute mediante l’osservazione della materia attraverso potentissimi microscopi, possono essere comparate ad alcune idee che facevano parte delle antiche tradizioni sciamaniche.  Secondo queste tradizioni tutti gli elementi della natura (minerali, vegetali e animali) emanano energia. Dalle attuali scoperte della fisica quantistica si è giunti a constatare che la più piccola cosa che esiste nell’universo è appunto un’unità di energia, che è stata denominata Quantum (particella). Einstein postulò che ogni forma di radiazione elettromagnetica può manifestarsi come onda o come Quantum. Il Quantum, o unità di energia, viene considerata come particella o come onda. Max Plank scopre che l’energia del calore radiante (tipo quella dei termosifoni) non viene trasmessa in flusso continuo, ma in piccole unità di Quanta. Così quando gli antichi parlavano di energia della pietra, del legno, ecc.., l’idea non era errata. LA CULTURA CINESE E IL KI I cinesi, nel 380 a.C., postularono l’esistenza di un’energia vitale denominata Ki o Chi che permea tutta la materia animata. Esiste una corrente della psicologia, chiamata psicologia transpersonale, che studia i fenomeni della coscienza. Questa disciplina sostiene che provocando un cambiamento nello stato di coscienza, è possibile percepire fenomeni o eventi che accadono in natura e che risultano impercettibili in uno stato ordinario di coscienza. Per esempio, se una persona riesce a sviluppare lo stato Alfa, che è uno stato di coscienza caratterizzato da un particolare rilassamento che possiamo collocare in una posizione intermedia fra la veglia e il sonno, è molto probabile che questa persona riesca, se vuole, a percepire la vibrazionalità minima della materia al suo stato puro. Questi stati di percezione si possono raggiungere attraverso tecniche di rilassamento e meditazioni come il Tai-Chi-Chuan, lo Yoga, il training autogeno, la meditazione dinamica, ecc… Il Tai-Chi, ad esempio, è una tecnica molto particolare, in quanto integra la meditazione e il rilassamento, in una forma dinamica di movimento lento e armonioso che sembra una danza. Questa imita il movimento della natura e degli animali. Il Tai-Chi, la Suprema Unità o la Via Suprema, è il principio dell’unione e dell’equilibrio delle due energie opposte e complementari dello Yin e dello Yang, rappresentate da cielo e terra, uomo e donna, corpo e spirito. Queste interazioni generano e mantengono la vita. LO SCIAMANESIMO. In Brasile alcune religioni parlano di vibrazioni di energia chiamate Los Orixas. Queste sono considerate entità che assumono la forma delle pietre, dei metalli, dell’acqua, del fuoco, dell’aria, ecc… cioè di tutto ciò che esiste nella natura e che può essere d’aiuto per guarire e per migliorare l’esistenza delle persone. Avventurandoci in una ipotesi audace potremmo dire che i Quanta, gli Archetipi, il Ki, gli Los Orixas, fanno parte di una stessa realtà e che questa realtà non può essere ridotta ad un unico elemento.  Si tratterebbe di un tutt’uno indivisibile, come un cristallo di cui possiamo vedere le varie facce. Questa realtà indivisibile compone un caleidoscopio di colori e dimensioni, che possiamo visualizzare all’interno di una spirale tridimensionale, un grande mandala cosmico, in cui tempo e spazio si fondono nel continuo susseguirsi degli eventi. SCIENZA, POESIA, NUMERI E MUSICA. E’ così che la scienza e la poesia, i numeri e la musica, la logica e l’arte, la mente e il corpo, fanno parte di questa unica ed indivisibile realtà.  Essa è divina e misteriosa, come lo è l’esistenza dell’essere umano durante il suo viaggio sul pianeta terra. Possiamo quindi notare che esiste una sostanziale armonia tra lo spirito di saggezza delle tradizioni e le concezioni più recenti della scienza occidentale. Una conoscenza che sembra essere al di là della tecnica e che cerca la via del cuore e della realizzazione del sé. E’ per me non solo un obiettivo che mi prefiggo di raggiungere, ma anche un modo stesso di vivere. Werner Heisenberg sostiene:  “E’ probabilmente vero in linea di massima che nella storia del pensiero umano gli sviluppi più fruttuosi si verificano spesso ai punti di interferenza fra due diverse linee di pensiero. Queste linee possono avere le loro radici in parti assolutamente diverse della cultura umana, in tempi diversi e in ambienti culturali diversi o di diverse tradizioni religiose.  Se vengono a trovarsi in rapporti sufficientemente stretti da dare origine a un’effettiva interazione, si può allora sperare che possano seguirne nuovi e interessanti sviluppi”. Di fondamentale importanza è la capacità di assumere, integrandoli nei punti di vista proposti dalla scienza moderna, alcuni degli atteggiamenti propri della tradizione, per esperire la globalità della natura e da questa esperienza attingere l’arte di vivere in armonia con noi stessi e con essa. Ciò che ci serve è perciò un’interazione dinamica, dialogica, tra intuizione mistica ed analisi scientifica. Tratto da: Rivista di Arti Terapie e Neuroscienze online – autore Roberto Clovis

Ennea&Arte: Pieter Paul Rubens – Tipologia Nove

A cura di Liliana Atz “Sono un semplice uomo che sta da solo con i suoi vecchi pennelli, chiedendo a Dio di dargli ispirazione”. “La mia passione viene dal Cielo, non da riflessioni terrene.” (Pieter Paul Rubens) Continuando con EnneaMediCina lo studio della vita di illustri pittori, ci soffermiamo sulle biografie della vita e della psicologia di Pieter Paul Rubens. “Rubens nacque a Siegen, in Vestfalia il 28 giugno 1577 da Jan Rubens, avvocato fiammingo calvinista, e da Maria Pypelynckx. Trascorse l’infanzia a Colonia, dove il padre si rifugiò con la famiglia per sfuggire alla persecuzione contro i protestanti. Crebbe in una famiglia in difficoltà economiche e, forse per questo, era solito disprezzare gli arroganti. Nel 1589 si trasferì con la famiglia ad Anversa, dove ricevette un’educazione umanistica, grazie allo studio del latino e della letteratura classica e si convertì al cattolicesimo. Nel 1600, si recò a Venezia dove ammirò Tiziano e Tintoretto e poi a Mantova. Nella città lombarda Rubens incontrò Vincenzo Gonzaga che lo nominò pittore di corte, assegnandogli importanti incarichi diplomatici in campo artistico. Egli  fu un uomo di grande cultura, che conosceva quasi tutte le lingue europee, oltre al latino e al greco. Queste doti gli permisero di diventare pittore ufficiale delle Fiandre e artista prediletto di quasi tutti i potenti d’Europa. Le sue grandi doti politiche, gli fecero anche ottenere delicati incarichi diplomatici in Olanda, in Spagna e in Inghilterra. In Italia continuò a studiare la grande arte italiana del Cinquecento e la pittura figurativa, di Raffaello, Michelangelo e Caravaggio. A Venezia incontrò artisti come il Veronese, Tiziano e Tintoretto, dai quali assimilò quella floridezza pittorica che sarà poi uno degli elementi dell’espressione Barocca. Nonostante tutto ciò egli condusse una vita semplice e retta. Serio e infaticabile nel suo lavoro, fu anche generoso e benevolo con i suoi allievi. Ebbe due mogli e molti figli. “Un personaggio unico e fuori dalle righe, estremamente attraente, fu un artista dotato di una solenne abilità narrativa”, ha scritto di lui la studiosa Anna Lo Bianco.  “Provoca un forte impatto nello spettatore, animato da un nuovo sentimento di coinvolgente partecipazione, in grado di creare composizioni dove tutto è animato da un forte senso di pathos e di energia vitale”. In questo originale e straordinario gioco pittorico Rubens mostrò nel gioco delle parti, i molteplici lati della sua complessa personalità. Religiosissimo in privato, sublimò nell’arte la sua forte carica sensuale ed erotica, la sua libertà di pensiero e la fede alle sue origini, testimoniate dalle piccole figure nascoste tra le figure principali di alcuni suoi quadri dal forte valore simbolico. Questa sua forza in apparenza, sembrerebbe quasi contrastare con il suo temperamento, che viene descritto dalle fonti come quello di un uomo dall’animo mite, dai modi gentili e dal fare accomodante e amichevole. L’artista e storico dell’arte tedesco Joachim von Sandrart, che ebbe modo di conoscere Rubens nel 1627 durante un viaggio da Utrecht ad Amsterdam, lo descrisse nella sua “Teutsche Academie”, come “in seinem laboriren expedit und fleißig gegen jederman höflich und freundlich bey allen angenehm”, ovvero “rapido e industrioso nei suoi lavori, cordiale, amichevole e piacevole con tutti”. Raffaele Soprani, nelle sue “Vite degli artisti genovesi” (Rubens soggiornò spesso a Genova, lasciando in città diversi capolavori), scrisse che “il gustoso e vivace colorito di questo valentuomo, il gentile suo tratto, la facondia del suo parlare, e le altre nobili doti che lo fregiavano, legarono talmente gli animi de’ primari cavalieri di questa città, che mal forniti credevano i loro palazzi senza qualche tavola di costui”. E addirittura, lo scienziato Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, che fu in rapporti epistolari con il pittore fiammingo, scrisse che “non esiste al mondo anima più amabile di quella del signor Rubens”. Eppure, scrive Wolfgang Prohaska nel catalogo dei dipinti del museo austriaco, “al di là delle pose ufficiali, i suoi lineamenti rivelano un certo distacco scettico, unito a uno sguardo vigile e indagatore”. Rubens si dimostra dunque riflessivo e, pur se in posa dignitosa, non ostenta alcun orgoglio: sembra che il suo sguardo voglia quasi comunicare all’osservatore la sua indifferenza verso la posizione che la vicinanza alle grandi corti europee del tempo gli garantivano, nonché la sua sostanziale insofferenza nei confronti dell’alta società. Sta qui la rivincita del “piccolo pittore” fiammingo che, protetto dalla sua raffinatezza, dalla sua cultura e dalla sua capacità diplomatica si nascose in un angolo silenzioso, mostrando al mondo, grazie alla sua esteriorità, il personaggio di alto livello sociale”. L’analisi enneagrammatica di Rubens porta all’enneatipo Nove, indicato come il Mediatore. Questa tipologia psicologica tende ad evitare il conflitto ed a cercare pace ed armonia; si prodiga istintivamente per ricomporre tensioni e conflitti sia in ambito familiare che sociale poiché ciò che schiva è lo scontro, che teme profondamente. Nell’infanzia questo enneatipo ha vissuto esperienze di trascuratezza e di poco ascolto dei suoi bisogni, che lo hanno portato a sentirsi scarsamente importante, “trasparente” agli occhi degli altri. La frustrazione vissuta è all’origine della sua scarsa auto-considerazione, del suo non percepire i suoi bisogni più profondi, che caratterizzano quella che viene definita la passione dell’Accidia e la fissazione della Dimenticanza di Sé. Fa fatica infatti a percepire l’emozione della rabbia che tende a sublimare con una atteggiamento bonario, simpatico, calmo, rilassato, tranquillo, affabile, buono e semplice, che sa ascoltare e accogliere l’altro senza critica e giudizio. Anche nell’ambiente lavorativo si caratterizza per l’indole amichevole e l’aspetto discreto e paziente. Nella vita tende a privilegiare le situazioni certe e tranquille, le consuetudini e le routine familiari. Non ama attirare l’attenzione su di sé ed è cauto e prudente nel difendere la sua privacy ed il suo buon nome personale e professionale che, insieme alla famiglia ed alla religione, reputa tra i “beni” più importanti. Anche se appare modesto e garbato, questo enneatipo nel suo intimo è caparbio e autonomo. Sa adattarsi alle situazioni, ma non si piega di fronte ai soprusi, né si lascia condizionare dall’esterno. E’ inoltre dotato di una forte attitudine alla “sopravvivenza” e apprezza la libertà data dalla

Il Triplice Riscaldatore in EnneaMediCina

A cura di Liliana Atz Ogni persona ha una propria struttura psico-fisica, una propria specificità che, alla luce della psicologia dell’ e delle leggi della Medicina Cinese è il risultato dall’armonioso fluire di emozioni e sentimenti. In Medicina Cinese: “L’impetuosità del Legno tende a diventare collera. La collera fa salire il QI e colpisce il Fegato. L’allegria, che tende a diventare eccitazione, abbassa il QI e colpisce il Cuore. Il pensiero che diventa ripetitivo, ossessivo, “annoda” il QI e colpisce la Milza. La preoccupazione colpisce la Milza e il Polmone. Il restringimento, che tende a diventare tristezza, la tristezza dissolve, disperde il QI e colpisce il Polmone.  La prudenza che tende a diventare paura, la paura fa scendere il QI e colpisce i Reni. La paura (KONG) e il timore (JU), legati al Rene, destabilizzano immediatamente il Cuore, è lo shock!” (P.Larre) Ove intervenga uno squilibrio fisico o emozionale sono, pertanto, l’organo e/o il viscere collegati all’elemento, alla struttura predominante caratterizzante le singole tipologie EnneaSimboliche i primi a segnalare la disarmonia. Tutto ciò in Epigenetica viene definito come “ferite psicologiche connesse agli schemi e alle credenze limitanti”, o detto in altro linguaggio, come le passioni e le fissazioni degli Enneatipi facciano muovere in modo compulsivo all’interno di un cerchio di cui non si vede l’uscita. Secondo la PNEI, le emozioni sono fatti biochimici che si traducono in cascate di messaggi molecolari, che raggiungono il corpo, compreso il sistema immunitario, istaurando un dialogo continuo tra il sistema nervoso, il sistema endocrino e quello immunitario, determinando salute o malattia. Disturbi fisici e /o psicologici ricorrenti possono pertanto essere d’aiuto nell’individuazione della propria tipologia psicologica connessa ad uno dei tre centri e, pertanto, all’individuazione del proprio Enneatipo e della relativa Passione e Fissazione secondo il modello EnneaMediCina. Se psiche e soma parlano un unico linguaggio, secondo le similitudini emotivo/funzionali dei tre centri di intelligenza, si individua la Rabbia quale emozione – rumore di fondo – che caratterizza le tipologie collocate nel centro istintivo dell’Enneagramma. Rabbia espressa per quel che riguarda l’Enneatipo (E.) 8, non sentita per l’E.9 e repressa (non accettata) dall’E.1. Quest’ultima tipologia in EnneaMediCina si collega al Viscere Triplice Focolare. Esso è considerato uno dei sei Visceri della M.T.C che non ha una forma ed una localizzazione propria. Nella Medicina Occidentale può essere sintetizzato come il meccanismo di funzionamento dei sistemi immunitario linfatico ed ormonale. Il Triplice Focolare si divide in tre parti: – il Focolare Superiore con le funzioni di respirazione e di circolazione è rappresentato dal Polmone e dal Cuore; – il Focolare Medio con lo Stomaco, la Milza, il Fegato e la Vescicola biliare è incaricato delle funzioni digestive e di trasformazione. – Il Focolare Inferiore, infine, governa i Reni, (per taluni) il Fegato, gli Intestini, la Vescica e gli organi sessuali, si occupa dell’assorbimento, della riproduzione e dell’evacuazione. Il suo controllo è sulla circolazione profonda e periferica che coinvolge anche l’aspetto emotivo dell’individuo. Le emozioni influiscono sulla diffusione del Qì (energia) negli organi/visceri che, attraverso i Meridiani/Canali viene convogliato in tutto il corpo dal Triplice Riscaldatore. La circolazione del Qì nei Meridiani influenza i processi psicologici di estroversione/introversione, condizionando quindi sia l’equilibrio emozionale sia quello fisico. Da quanto detto risulta evidente l’importanza del “funzionamento” dell’E. 1 che in EnneaMediCina racchiude in sè il “nutrimento” delle altre tipologie. Simboleggiando il movimento dell’energia nel corpo e quindi il fluire di ogni nuovo ciclo permesso o interrotto dall’E. 9 (Fegato), E.1. ne ritma il movimento, la sua evoluzione ed i suoi blocchi. La buona funzionalità di questo Viscere permette di aprirsi e collegarsi alla coscienza della propria realtà interiore, nonché di sé col resto del mondo. Le persone con squilibrio in T.R. tendono, infatti, ad essere molto caute e tendenzialmente all’erta di fronte a possibili minacce esterne. Ciò si riflette in una loro rigidità muscolare e posturale ed in un’estrema cautela nelle relazioni, mascherata da un’apparente socievolezza. Questa tipologia a seconda del/dei Focolare/i maggiormente attivato/i, può manifestarsi con squilibri sia a livello fisico che psichico, quali dolori osteoarticolari, comportamento maniacale, ansia, depressione, irritabilità, agitazione mentale…. . Esiste un forte collegamento tra il T.R. e il Rene, ma di questo tratterò in un altro articolo.

Ennea&ArTe: Michelangelo Buonarroti – Tipologia Uno

A cura di Liliana Atz Alla luce di EnneaMediCina incontriamo Michelangelo Buonarroti. “Il 6 marzo 1475 nasceva nella cittadina aretina di Caprese, da Ludovico Buonarroti Simoni e Francesca di Neri del Miniato del Sera, Michelangelo Buonarroti, il genio tormentato. A sei anni Michelangelo perse la madre. Questa ferita familiare unita alle importanti difficoltà relazioni col padre ed i familiari, dovette contribuire al suo carattere asociale e tormentato. Fin da ragazzo mostrò un carattere chiuso, taciturno, assai irascibile e permaloso. Il padre era un tipo dispotico che non andò mai d’accordo con lui. Michelangelo fu un “toscanaccio” bizzoso e a volte prepotente, che osava, quasi per sfida, misurarsi faccia a faccia anche con i Papi, conscio della propria grandezza artistica. Il suo carattere provocatorio e insolente gli costò la malformazione al naso che lo segnò per tutta la vita Un suo compagno di studi, anch’egli artista, che lavorava come scultore presso i giardini medicei, un giorno, stanco delle continue critiche di Michelangelo alle sue opere, in un impeto di rabbia, gli sferrò un pugno proprio sul naso lasciandolo a terra privo di sensi. Nel proprio intimo era però un uomo lacerato da passioni contrastanti che non gli davano tregua; solitario, ombroso, scorgeva nemici ovunque, con risultati disastrosi nelle sue relazioni sociali. Tanto coraggio, tanta abnegazione nell’operare affondavano le radici in una ferita originaria, in un senso di caduta ed inferiorità sociale che l’artista patì e da cui volle strenuamente riscattarsi. Il suo casato – i Simoni Buonarroti – apparteneva da secoli alla classe dirigente fiorentina di fede repubblicana, in cui confluivano banchieri e mercanti delle arti maggiori, ma era in piena decadenza da un paio di generazioni. Per tutta la vita avrebbe ossessivamente accumulato ricchezze, acquistato terreni e case per sé, il padre e alcuni fratelli, sempre a Firenze, la patria elettiva, benché vivesse ormai a Roma. Conducendo peraltro vita francescana, priva di lussi e persino dei principali comfort: proteso unicamente a restituire il rango perduto alla sua stirpe. Avaro fino all’assurdo, diventava invece prodigo, anzi spendaccione, verso gli amici più intimi, assai pochi per la verità, e, soprattutto, per i membri della sua famiglia che, persa ogni ricchezza, approfittarono di lui, senza alcuna remora, assai lautamente. Incanalò la sua enorme energia vitale per intero nella creazione, a scapito degli affetti e dei piaceri terreni. Misantropo, se si eccettua il platonico rapporto con la nobile Vittoria Colonna, non si sposò mai. Nel tempo si è ipotizzata anche una presunta omosessualità dell’artista, esaminando vari versi che lo stesso scrisse e che dedicò ad alcuni uomini, a cominciare da Tommaso de’ Cavalieri, colui che gli fu vicino fino alla morte. Su questo argomento, comunque, non è stata trovata alcuna certezza. Il suo vero unico grande amore rimase il lavoro in tutte le sue fasi e mai affidò ad alcuno mansioni che sapeva svolgere da solo: dalla scelta del marmo, al trasporto allo sbozzamento fino alla realizzazione finale. Più di altri maestri del suo tempo dovette “turarsi il naso” per servire mecenati di cui non condivideva gli ideali politici e religiosi. Le dure fatiche a cui sottoponeva il corpo, ebbero gravi ripercussioni anche per la sua salute, ma lui non voleva mai medici intorno a lui. E si scordava di mangiare e dormire per settimane quando era in preda al suo estro creativo. Nessuno poteva contraddirlo in queste sue manie; se accadeva, iniziava a sbraitare che tutti lo imbrogliavano, e che non si poteva dare credito a nessuno. Il geniale artista morì a Roma il 17 febbraio del 1564. Prima di chiudere gli occhi, volle dettare alle poche persone presenti il suo testamento. Disse semplicemente: “Lascio la mia anima a Dio, il mio corpo alla terra, la mia roba ai parenti più prossimi”.(1)(2)(3)(4)(5) La complessa personalità di questo artista riporta all’enneatipo Uno dell’enneagramma, indicato come l’Idealista, caratterizzato dalla passione Ira e dalla fissazione del Perfezionismo. Questo bambino nell’infanzia è stato privato della possibilità di “essere bambino”, con regole ferree e ricatti affettivi, accompagnati da scarso riconoscimento personale, condizionanti la sua possibilità di libera espressione della vitalità. La frustrazione emotiva ne è stata l’ovvia conseguenza. La sensibilità del bambino nei confronti dei genitori, il suo bisogno di amore, di approvazione e considerazione, si è presto trasformato in questa tipologia caratteriale nella disponibilità a risolvere i problemi per loro. L’incapacità di raggiungere la perfezione (fissazione cognitiva) lo fa sentire in colpa per non essere all’altezza delle situazioni e alimenta anche la sua rabbia (passione), che questa tipologia esterna sotto forma di impazienza, frustrazione, fastidio, critica a giudizio, nei confronti delle imperfezioni della gente e del mondo. Rabbia che, il sottotipo sociale, per “giusta causa” si permette di esprimere. Tende a correggere gli altri appellandosi alla correttezza della sua visione delle cose. Temendo la propria non idoneità e corruzione si batte per combattere la malvagità, la corruzione e i difetti altrui; così di fronte alle infrazioni può finalmente manifestare la sua “giusta rabbia”. Per questo carattere, diffidente della leggerezza e del piacere, si evidenziano un’affettività controllata, una vera passione per le regole, un comportamento rigido. La sua forte moralità lo porta ad agire sempre per ciò che “andrebbe fatto”, ignorando i propri desideri più profondi Riguardo alla salute uno studio psicoanalitico della vita di Michelangelo riporta alle sue opere, ai suoi poemi a alle sue lettere, dove egli stesso racconta del proprio sconforto depressivo e della conduzione di una vita priva di gioia. Oltre a ciò Michelangelo soffriva di osteoartrite alle mani, gotta e calcoli renali. Per l’interpretazione EnneaSimbolica del personaggio clicca qui Bibliografia: (1) (2) (3) (4) (5)

Intervista a Liliana Atz: EnneaMediCina alla ricerca del puro benessere

Amici di Leggere a Colori abbiamo intervistato Liliana Atz ideatrice e autrice di EnneaMediCina, psicologa, esperta di Medicina Tradizionale Cinese, e trainer di Tai Chi Chi Kung e Shiatsu, insegna da molti anni. Sostenitrice dei punti in comune tra le discipline filosofico-terapeutiche orientali e la cultura scientifica occidentale, la dottoressa attraverso EnneaMediCina, mette a disposizione le proprie conoscenze per  aiutare le persone a perseguire la propria crescita personale, lavorando sia sul corpo che sulla mente. Siamo rimasti affascinati dalla sua guida “EnneaMediCina-La cinque vie dell’anima” un viaggio nella visione olistica globale della persona, un fenomeno che sonda profondamente la vita e l’anima, tra cultura occidentale e orientale, alla ricerca del nostro benessere fisico-psichico-spirituale. Abbiamo fatto molte domande all’autrice che senza nessuna esitazione ci ha spiegato ogni particolare interessante in modo chiaro e diretto. Esiste davvero la possibilità che la medicina orientale possa portare una grande innovazione? La cultura orientale ha già portato nel tempo ad un grande cambiamento. Stiamo vivendo un cambiamento epocale nel pensiero scientifico, che passa da una visione orientata al sintomo ad una prospettiva orientata alla visione olistica, globale della persona. Quindi è vero che la medicina occidentale e quella orientale possono davvero unire le forze per fronteggiare il malessere generale delle persone? Il nostro modello culturale occidentale ci ha portati a comparare, a cercare l’infinitamente piccolo, a separare, dividere, settorializzare. La nostra mente viene forgiata in base allo schema del giusto/sbagliato, bene/male, salute/malattia. Il modello culturale orientale, invece, ha una visione diversa della realtà, più olistica, globale e la salute non è in contrasto con la malattia. In parole povere di cosa si tratta? Si tratta solo di aspetti diversi di uno stesso fenomeno, poiché la storia ha solo diviso i compiti: all’Occidente ha assegnato quello della ricerca, della sperimentazione, del rischio dell’andare oltre, del conoscere e dominare la materia, dell’esaltazione del potere dell’uomo sulla natura (microcosmo, l’infinitamente piccolo). All’Oriente, il compito di conservare il dominio sull’energia, di mantenimento della spiritualità e della ricerca interiore, rinnegando l’esaltazione dell’Io, dell’armonia dell’uomo a contatto con la natura e nel rispetto del creato (macrocosmo – il tutto). Solo riunendo questi aspetti l’essere umano dei nostri tempi potrà fronteggiare il proprio malessere generale. È davvero incredibile, lei è un insegnante, psicologa, e si è occupata di diverse discipline, come è arrivata ad EnneaMediCina? EnneaMediCina è il risultato di un lungo percorso di studio, di una mia grande curiosità, veicolata da un disagio esistenziale che cercava risposte e che mi ha guidata lungo un cammino che, ora, trova conferme sempre più frequenti negli studi scientifici e nelle teorie di funzionamento dello psiche-soma più all’avanguardia. L’Enneagramma è un simbolo di rappresentazione dell’intera realtà, un modello dinamico che sintetizza l’Universo tanto a livello macrocosmico, quanto a livello microcosmico, raggruppando i diversi tipi umani in tre centri e nove tipologie di personalità. Ci parli della Medicina Cinese che a quanto ho potuto capire dal suo libro, ha un ruolo importante in tutto questo, vero? La Medicina Cinese, trova il suo fondamento nell’antica cultura medico-filosofica cinese, per la quale l’uomo è il risultato della mescolanza tra l’energia dei genitori al momento del concepimento del nuovo essere, ma non solo, in quanto sono inclusi anche i movimenti energo-astrali, come pure la situazione in cui l’unione ha avuto luogo: se in tempo di pace piuttosto che di guerra, tra persone innamorate, piuttosto che a seguito di un atto di violenza, ecc.… Per molto tempo la medicina occidentale ha studiato gli esseri umani operando raffinate dissezioni dei sistemi, degli organi, dei tessuti, riuscendo così ad ottenere una quantità straordinaria di informazioni meccanicistiche, ma perdendo di vista la persona nella sua interezza. Le cinque fasi (Wu Xing) della filosofia cinese, che si susseguono nel ciclo di generazione indicato dalle frecce, connotato da momenti yin e yang: legno, fuoco, terra, metallo, acqua, corrispondenti agli organi fegato, cuore, milza, polmoni, reni, e alle loro relative emozioni (Fonte: Wikipedia) Dove può portarci EnneaMediCina? EnneaMediCina è la guida di un viaggio di consapevolezza in quanto gli esseri umani sono integrati e non frammentati, sono parte attiva della propria salute complessiva e non vittime inermi dei capricci del caso o di ineluttabili eredità genetiche. Oltre alla sua, ci sono delle testimonianze ben precise che possono dare risalto a questi studi? La MediCina Cinese è una disciplina antichissima che recentemente è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La psicologia dell’Enneagramma è stata adottata in molti ambiti di ricerca, da vari ordini religiosi, come pure dalla moderna Psicologia Umanistica Transpersonale. Lo studio dell’Enneagramma è molto attivo in Europa, Giappone, Australia e Stati Uniti, dove è stato inserito anche come materia di studio in diverse Università. Alcune interessanti recensioni del libro sono disponibili sul sito ufficiale. Il libro affronta il livello 1 ma è suddiviso in 5 aspetti importanti, quale è il punto fondamentale del suo libro? In Medicina Cinese, che è una medicina vibrazionale, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua e Legno, esprimono le cinque caratteristiche vibratorie del Qi (energia), che appaiono nell’Universo e nell’uomo e che, combinandosi tra loro, secondo i principi dello Yin/Yang, danno vita ad una pluralità di risposte psico-fisico-emozionali, oggi spiegate in modo scientifico dalla scienza occidentale. L’Enneagramma, definisce nove tipi di personalità a partire da nove trappole, passioni o peccati che bloccano le infinite possibilità racchiuse in potenza nel DNA delle nostre cellule. Dietro l’interpretazione della realtà deformata fin dall’infanzia dall’aspetto soggettivo dietro cui ognuno impara a mascherare la propria individualità, infatti, si nasconde la separazione dal Sé, ma anche dal prossimo e dal divino. I peccati sono, allora, esacerbazioni caratteriali, che impediscono all’energia di fluire liberamente. Fisica quantistica e neuroscienza concordano nell’affermare come il nostro livello di coscienza faccia muovere il sistema nervoso creando una tra le infinite realtà possibili, sia a livello individuale che collettivo. Possiamo quindi far “accendere o spegnere i nostri geni” mettendoci in movimento, sperimentando la vita o bloccando il suo flusso nella paura e nel conosciuto che dà certezze, anche se stiamo male. EnneaMedicina, le cinque vie dell’anima Autore: Liliana Atz Pubblicato da StreetLib Write – 2017 Pagine: 229 – Genere: Medicina, Psicologia / crescita personale, Coaching Formato disponibile: Brossura, eBook ISBN: 9788822898111 ASIN: B079Z87XCY 📗 Acquista scontato su ibs.it 📙 Amazon (spedizione gratuita) 📙 Versione Kindle 🌐 Sito –

Ennea&ArTe: Raffaello – Tipologia Sette

A cura di Liliana Atz Continuando lo studio delle tipologie ennea-simboliche alla luce di EnneaMediCina incontriamo Raffaello Sanzio. Figlio di Giovanni Santi, pittore al servizio dei Montefeltro, Raffaello nacque ad Urbino nel 1483. Bello, socievole, affabile, gentile, colto e aperto agli stimoli degli altri maestri, egli personificò l’immagine del “pittore di corte”. Questo suo modo di essere gli aprì molte porte sia nella sua vita privata, che nella carriera professionale, rendendolo benvoluto dai ricchi signori, dagli alti prelati e dalla semplice gente del popolo. Alla luce dello studio dell’Enneagramma Raffaello apparteneva alla tipologia Sette, l’Ottimista, quello che sa indurre l’allegria e la gioia di vivere. Questa tipologia enneagrammatica si caratterizza per la passione della Gola e per la fissazione della Fraudolenza. Contemporaneo di Michelangelo Buonarroti si narra che quest’ultimo lo invidiasse non solo per la sua bravura, ma anche per il modo che aveva di rapportarsi agli atri “con melliflue parole adulatorie”. Artista della persuasione questo tipo riesce ad aggirare gli ostacoli senza troppa fatica, usando abilmente l’arte oratoria, la seduttività e la sua innata simpatia. “Raffaello fu il primo e unico figlio di Giovanni Santi e di Magia di Battista di Nicola Ciarla. La madre morì quando Raffaello aveva otto anni ed il padre quanto ne aveva undici”. Il Sette tende ad evitare la sofferenza, nascondendosi dietro una maschera di giovialità. Gestisce il dolore e le difficoltà rifugiandosi nel ricordo dei momenti piacevoli e rimuovendo quelli spiacevoli. Per questo, davanti alle cose troppo complicate, dolorose e limitanti, tende a scappare, nell’inconscio timore che il fermarsi lo porti ad entrare in contatto con la propria interiorità. “Pittore ricercatissimo, Il suo atelier fu per certi versi opposto a quello di Michelangelo, suo contemporaneo, che preferiva lavorare con gli aiuti minimi indispensabili (preparazione dei colori, degli intonaci per gli affreschi e altro) mantenendo una leadership assoluta sull’esito dell’opera finale”. Raffaello invece, con l’andare degli anni, delegò sempre più spesso parti consistenti del lavoro ai suoi assistenti”. L’enneatipo Sette non redento non sa fermarsi sulle cose, per questo si impegna su più fronti contemporaneamente, ma senza approfondire alcunchè, saltando da un’esperienza all’altra. Oltre ad amare la bellezza idealizzata e divina, però, Raffaello amava anche quella terrena e sensuale delle donne. Secondo Giorgio Vasari Raffaello aveva una vita sessuale molto disordinata e fuori modo; si narra infatti, che abbia diviso i suoi anni giovanili tra la passione per le donne e quello per l’Arte. Ne “Le Vite” Vasari racconta che: “il Cardinale di Bibbiena suo amico lo infestava da molti anni per dargli moglie ed egli non la ricusava ma diceva di voler ancora aspettare quattro anni. Il tempo passava ed egli cortese dopo quattro anni incalzato dal cardinale ne accettò per moglie la nipote. E perché sempre fu malissimo contento di questo laccio andava mettendo molto tempo in mezzo sì che il matrimonio non s’era ancora consumato per Raffaello e ciò faceva egli non senza onorato proposito, perché avendo tanti anni servito la Corte ed essendo creditore di Leone X gli era stato indizio che quando avesse concluso la sala (stanze vaticane), in ricompensa delle fatiche e delle virtù sue, il Papa gli avrebbe dato un cappello rosso (cardinalizio). Questo gli avrebbe permesso una carriera importante nel mondo della chiesa. Però egli in luogo importante andava di nuovo ai suoi amori. Non si curava tanto del fidanzamento con la nipote del cardinale di Bibbiena né della promessa di Leone X di farlo cardinale”. Nel polo irredento è un tipo ribelle, indisciplinato, che non mantiene gli impegni presi e interpreta le regole in modo personalizzato, continuando a fare ciò che vuole. Si serve dell’arte affabulatoria per togliersi dai guai, ma se questo non basta si ribella apertamente alle pressioni. Questa tipologia è infatti sempre alla spasmodica ricerca della novità, della diversità, dello sconosciuto, dell’esperienza eccitante che possa riempire i suoi vuoti interiori: cibo, sesso, situazioni… Vasari racconta che: “E così avvenne che una volta disordinando più del solito perché a casa se ne tornò con una grandissima febbre – probabilmente una malattia venerea – che nel giro di poco se lo portò via. Era il venerdì santo del 6 aprile del 1520. Bibliografia: Wikipedia Raffaella Arpiani – Arte essenziale Artfiller EnneaMediCina

Ennea&Arte: la Psico/Tipologia dei Grandi dell’Arte

A cura di Liliana Atz Prende vita con l’analisi della tipologia psicologica di alcuni grandi personaggi del mondo dell’arte, un percorso di studio di EnneaMediCina attraverso l’utilizzo delle sue matrici: l’Enneagramma e la Medicina Cinese. Si parte dal presupposto che ogni persona, alla nascita, incontri delle difficoltà alle quali reagisce creando una strategia che tenderà a preservare per tutta la vita. L’antica psicologia dell’Enneagramma si è rivelata un sistema pratico e potente per individuare la propria matrice di personalità. Ad esempio, se nell’infanzia un individuo subisce violente aggressioni da parte di adulti significativi, soprattutto nei momenti in cui si mostra debole e fragile, tenderà a sviluppare delle strategie di risposta a queste aggressioni: tenderà ad essere forte, violento se necessario, non si mostrerà mai debole e fragile. Costruirà una “corazza di “forza” con cui si difenderà dalle aggressioni esterne. L’Enneagramma mostra nove diversi aspetti di risposta alle sollecitazioni dell’ambiente ed egli prediligerà una di queste modalità, bloccandosi in un inconsapevole e ripetitivo ciclo continuo. Collegando quanto sopra all’antica Medicina Cinese per la quale la salute è il risultato di un’equilibrata alimentazione, respirazione, difesa dagli agenti patogeni sia esterni che interni e dall’armonioso fluire delle cosiddette Cinque emozioni e Sette sentimenti, si può verificare quanto una problematica psichica si rifletta sul corpo e viceversa. Non vi è separazione tra psiche e soma in quanto l’una si manifesta e si riflette nell’altro. Ove uno squilibrio si manifesti, saranno l’organo e il viscere collegati all’elemento, alla struttura predominante/enneatipo caratterizzante la tipologia psicologica, i primi a segnalare la disarmonia e ad ammalarsi. Quale migliore strumento che l’osservazione delle proprie emozioni e delle proprie reazioni da collegare ai propri disagi fisici per capire la propria personalità e come quest’ultima sia di blocco al libero flusso della vita e al cambiamento? N.B.: ove le biografie dei soggetti esaminati lo renderanno possibile si effettuerà il collegamento al sistema EnneaMediCina. EnneaMediCina

Ennea&ArTe: Caravaggio – tipologia Otto

A cura di Liliana Atz Per capire un artista, per provare a interpretare il suo personaggio, tra le tante realtà possibili è importante analizzare quello che le biografie raccontano di lui. Cosa si nasconde, infatti, dietro la genialità di taluno? Quali ombre caratterizzano l’altra faccia della sua vita, la sua psicologia? Come sentire l’artista dal “di dentro? Studiando il personaggio alla luce di EnneaMediCina andiamo a conoscerlo meglio. “Caravaggio, pseudonimo di Michelangelo Merisi nacque a Milano il 29 settembre 1571 (ca.) Considerato oggi uno dei più celebri rappresentanti dell’arte occidentale di tutti i tempi è il fondatore della corrente naturalistica moderna, in contrapposizione al Manierismo e al Classicismo, così come precursore della sensibilità barocca La principale componente del suo stile consiste nella realizzazione della prospettiva e della tridimensionalità attraverso l’utilizzo drammatico e teatrale della tecnica del chiaroscuro. I genitori del pittore, Fermo Merisi e Lucia Aratori, erano nativi di Caravaggio. Si sposarono il 14 gennaio 1571  con la protezione e l’aiuto del marchese di Caravaggio e conte di Galliate Francesco I Sforza, che fece anche da loro testimone di nozze” (fonte Wikipedia). Riflessione: vi era usanza di far accasare le donne compromesse (dai nobili). Che fosse questo uno di quei casi? Come fu quindi il rapporto di Caravaggio con Fermo Merisi? Quanto la relazione con i familiari segnò la sua parte umana? “Animo particolarmente irrequieto, nella sua vita egli affrontò gravi vicissitudini fino alla data cruciale del 28 maggio 1606 quando, commesso omicidio durante una rissa e condannato a morte, dovette fuggire dalla città di Roma per scampare alla pena capitale (fonte Wikipedia)”. Secondo la visione psicologia dell’Enneagramma dietro l’interpretazione della realtà deformata fin dall’infanzia dall’aspetto soggettivo dietro cui ognuno impara a mascherare la propria individualità si nasconde la separazione dal Sé e dal divino. L’essere umano è interiormente in disequilibrio in quanto non possiede un unico Io, ma molti aspetti contrastanti l’uno con l’altro che si interscambiano di momento in momento, estendendosi tra poli estremi: irredento (immaturo, malsano) e redento (maturo, sano). Dall’analisi della sua biografia Caravaggio apparteneva all’enneatipo Otto e al centro dell’istinto. Questa tipologia indicata come il Leader è caratterizzata dalla passione  della lussuria e dalla fissazione  della vendicatività. L’emozione di fondo alla base delle sue azioni è la rabbia/rancore. Questo Enneatipo tende a schivare la debolezza, esalta la propria forza e non conosce mezze misure. La sua realtà si basa sullo scontro, sul controllo e sulla forza. Disprezza i codardi e l’eccessiva indolenza. Autoritario e combattivo vuole essenzialmente il potere sugli altri, vendicandosi così dei conflitti e delle ingiustizie patiti nell’infanzia. Fonte: Wikipedia Fonte: EnneaMediCina. Le Cinque Vie dell’Anima A seguire lo studio di altri artisti….