Ennea&Arte: Pieter Paul Rubens – Tipologia Nove

A cura di Liliana Atz “Sono un semplice uomo che sta da solo con i suoi vecchi pennelli, chiedendo a Dio di dargli ispirazione”. “La mia passione viene dal Cielo, non da riflessioni terrene.” (Pieter Paul Rubens) Continuando con EnneaMediCina lo studio della vita di illustri pittori, ci soffermiamo sulle biografie della vita e della psicologia di Pieter Paul Rubens. “Rubens nacque a Siegen, in Vestfalia il 28 giugno 1577 da Jan Rubens, avvocato fiammingo calvinista, e da Maria Pypelynckx. Trascorse l’infanzia a Colonia, dove il padre si rifugiò con la famiglia per sfuggire alla persecuzione contro i protestanti. Crebbe in una famiglia in difficoltà economiche e, forse per questo, era solito disprezzare gli arroganti. Nel 1589 si trasferì con la famiglia ad Anversa, dove ricevette un’educazione umanistica, grazie allo studio del latino e della letteratura classica e si convertì al cattolicesimo. Nel 1600, si recò a Venezia dove ammirò Tiziano e Tintoretto e poi a Mantova. Nella città lombarda Rubens incontrò Vincenzo Gonzaga che lo nominò pittore di corte, assegnandogli importanti incarichi diplomatici in campo artistico. Egli  fu un uomo di grande cultura, che conosceva quasi tutte le lingue europee, oltre al latino e al greco. Queste doti gli permisero di diventare pittore ufficiale delle Fiandre e artista prediletto di quasi tutti i potenti d’Europa. Le sue grandi doti politiche, gli fecero anche ottenere delicati incarichi diplomatici in Olanda, in Spagna e in Inghilterra. In Italia continuò a studiare la grande arte italiana del Cinquecento e la pittura figurativa, di Raffaello, Michelangelo e Caravaggio. A Venezia incontrò artisti come il Veronese, Tiziano e Tintoretto, dai quali assimilò quella floridezza pittorica che sarà poi uno degli elementi dell’espressione Barocca. Nonostante tutto ciò egli condusse una vita semplice e retta. Serio e infaticabile nel suo lavoro, fu anche generoso e benevolo con i suoi allievi. Ebbe due mogli e molti figli. “Un personaggio unico e fuori dalle righe, estremamente attraente, fu un artista dotato di una solenne abilità narrativa”, ha scritto di lui la studiosa Anna Lo Bianco.  “Provoca un forte impatto nello spettatore, animato da un nuovo sentimento di coinvolgente partecipazione, in grado di creare composizioni dove tutto è animato da un forte senso di pathos e di energia vitale”. In questo originale e straordinario gioco pittorico Rubens mostrò nel gioco delle parti, i molteplici lati della sua complessa personalità. Religiosissimo in privato, sublimò nell’arte la sua forte carica sensuale ed erotica, la sua libertà di pensiero e la fede alle sue origini, testimoniate dalle piccole figure nascoste tra le figure principali di alcuni suoi quadri dal forte valore simbolico. Questa sua forza in apparenza, sembrerebbe quasi contrastare con il suo temperamento, che viene descritto dalle fonti come quello di un uomo dall’animo mite, dai modi gentili e dal fare accomodante e amichevole. L’artista e storico dell’arte tedesco Joachim von Sandrart, che ebbe modo di conoscere Rubens nel 1627 durante un viaggio da Utrecht ad Amsterdam, lo descrisse nella sua “Teutsche Academie”, come “in seinem laboriren expedit und fleißig gegen jederman höflich und freundlich bey allen angenehm”, ovvero “rapido e industrioso nei suoi lavori, cordiale, amichevole e piacevole con tutti”. Raffaele Soprani, nelle sue “Vite degli artisti genovesi” (Rubens soggiornò spesso a Genova, lasciando in città diversi capolavori), scrisse che “il gustoso e vivace colorito di questo valentuomo, il gentile suo tratto, la facondia del suo parlare, e le altre nobili doti che lo fregiavano, legarono talmente gli animi de’ primari cavalieri di questa città, che mal forniti credevano i loro palazzi senza qualche tavola di costui”. E addirittura, lo scienziato Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, che fu in rapporti epistolari con il pittore fiammingo, scrisse che “non esiste al mondo anima più amabile di quella del signor Rubens”. Eppure, scrive Wolfgang Prohaska nel catalogo dei dipinti del museo austriaco, “al di là delle pose ufficiali, i suoi lineamenti rivelano un certo distacco scettico, unito a uno sguardo vigile e indagatore”. Rubens si dimostra dunque riflessivo e, pur se in posa dignitosa, non ostenta alcun orgoglio: sembra che il suo sguardo voglia quasi comunicare all’osservatore la sua indifferenza verso la posizione che la vicinanza alle grandi corti europee del tempo gli garantivano, nonché la sua sostanziale insofferenza nei confronti dell’alta società. Sta qui la rivincita del “piccolo pittore” fiammingo che, protetto dalla sua raffinatezza, dalla sua cultura e dalla sua capacità diplomatica si nascose in un angolo silenzioso, mostrando al mondo, grazie alla sua esteriorità, il personaggio di alto livello sociale”. L’analisi enneagrammatica di Rubens porta all’enneatipo Nove, indicato come il Mediatore. Questa tipologia psicologica tende ad evitare il conflitto ed a cercare pace ed armonia; si prodiga istintivamente per ricomporre tensioni e conflitti sia in ambito familiare che sociale poiché ciò che schiva è lo scontro, che teme profondamente. Nell’infanzia questo enneatipo ha vissuto esperienze di trascuratezza e di poco ascolto dei suoi bisogni, che lo hanno portato a sentirsi scarsamente importante, “trasparente” agli occhi degli altri. La frustrazione vissuta è all’origine della sua scarsa auto-considerazione, del suo non percepire i suoi bisogni più profondi, che caratterizzano quella che viene definita la passione dell’Accidia e la fissazione della Dimenticanza di Sé. Fa fatica infatti a percepire l’emozione della rabbia che tende a sublimare con una atteggiamento bonario, simpatico, calmo, rilassato, tranquillo, affabile, buono e semplice, che sa ascoltare e accogliere l’altro senza critica e giudizio. Anche nell’ambiente lavorativo si caratterizza per l’indole amichevole e l’aspetto discreto e paziente. Nella vita tende a privilegiare le situazioni certe e tranquille, le consuetudini e le routine familiari. Non ama attirare l’attenzione su di sé ed è cauto e prudente nel difendere la sua privacy ed il suo buon nome personale e professionale che, insieme alla famiglia ed alla religione, reputa tra i “beni” più importanti. Anche se appare modesto e garbato, questo enneatipo nel suo intimo è caparbio e autonomo. Sa adattarsi alle situazioni, ma non si piega di fronte ai soprusi, né si lascia condizionare dall’esterno. E’ inoltre dotato di una forte attitudine alla “sopravvivenza” e apprezza la libertà data dalla

Ennea&ArTe: Michelangelo Buonarroti – Tipologia Uno

A cura di Liliana Atz Alla luce di EnneaMediCina incontriamo Michelangelo Buonarroti. “Il 6 marzo 1475 nasceva nella cittadina aretina di Caprese, da Ludovico Buonarroti Simoni e Francesca di Neri del Miniato del Sera, Michelangelo Buonarroti, il genio tormentato. A sei anni Michelangelo perse la madre. Questa ferita familiare unita alle importanti difficoltà relazioni col padre ed i familiari, dovette contribuire al suo carattere asociale e tormentato. Fin da ragazzo mostrò un carattere chiuso, taciturno, assai irascibile e permaloso. Il padre era un tipo dispotico che non andò mai d’accordo con lui. Michelangelo fu un “toscanaccio” bizzoso e a volte prepotente, che osava, quasi per sfida, misurarsi faccia a faccia anche con i Papi, conscio della propria grandezza artistica. Il suo carattere provocatorio e insolente gli costò la malformazione al naso che lo segnò per tutta la vita Un suo compagno di studi, anch’egli artista, che lavorava come scultore presso i giardini medicei, un giorno, stanco delle continue critiche di Michelangelo alle sue opere, in un impeto di rabbia, gli sferrò un pugno proprio sul naso lasciandolo a terra privo di sensi. Nel proprio intimo era però un uomo lacerato da passioni contrastanti che non gli davano tregua; solitario, ombroso, scorgeva nemici ovunque, con risultati disastrosi nelle sue relazioni sociali. Tanto coraggio, tanta abnegazione nell’operare affondavano le radici in una ferita originaria, in un senso di caduta ed inferiorità sociale che l’artista patì e da cui volle strenuamente riscattarsi. Il suo casato – i Simoni Buonarroti – apparteneva da secoli alla classe dirigente fiorentina di fede repubblicana, in cui confluivano banchieri e mercanti delle arti maggiori, ma era in piena decadenza da un paio di generazioni. Per tutta la vita avrebbe ossessivamente accumulato ricchezze, acquistato terreni e case per sé, il padre e alcuni fratelli, sempre a Firenze, la patria elettiva, benché vivesse ormai a Roma. Conducendo peraltro vita francescana, priva di lussi e persino dei principali comfort: proteso unicamente a restituire il rango perduto alla sua stirpe. Avaro fino all’assurdo, diventava invece prodigo, anzi spendaccione, verso gli amici più intimi, assai pochi per la verità, e, soprattutto, per i membri della sua famiglia che, persa ogni ricchezza, approfittarono di lui, senza alcuna remora, assai lautamente. Incanalò la sua enorme energia vitale per intero nella creazione, a scapito degli affetti e dei piaceri terreni. Misantropo, se si eccettua il platonico rapporto con la nobile Vittoria Colonna, non si sposò mai. Nel tempo si è ipotizzata anche una presunta omosessualità dell’artista, esaminando vari versi che lo stesso scrisse e che dedicò ad alcuni uomini, a cominciare da Tommaso de’ Cavalieri, colui che gli fu vicino fino alla morte. Su questo argomento, comunque, non è stata trovata alcuna certezza. Il suo vero unico grande amore rimase il lavoro in tutte le sue fasi e mai affidò ad alcuno mansioni che sapeva svolgere da solo: dalla scelta del marmo, al trasporto allo sbozzamento fino alla realizzazione finale. Più di altri maestri del suo tempo dovette “turarsi il naso” per servire mecenati di cui non condivideva gli ideali politici e religiosi. Le dure fatiche a cui sottoponeva il corpo, ebbero gravi ripercussioni anche per la sua salute, ma lui non voleva mai medici intorno a lui. E si scordava di mangiare e dormire per settimane quando era in preda al suo estro creativo. Nessuno poteva contraddirlo in queste sue manie; se accadeva, iniziava a sbraitare che tutti lo imbrogliavano, e che non si poteva dare credito a nessuno. Il geniale artista morì a Roma il 17 febbraio del 1564. Prima di chiudere gli occhi, volle dettare alle poche persone presenti il suo testamento. Disse semplicemente: “Lascio la mia anima a Dio, il mio corpo alla terra, la mia roba ai parenti più prossimi”.(1)(2)(3)(4)(5) La complessa personalità di questo artista riporta all’enneatipo Uno dell’enneagramma, indicato come l’Idealista, caratterizzato dalla passione Ira e dalla fissazione del Perfezionismo. Questo bambino nell’infanzia è stato privato della possibilità di “essere bambino”, con regole ferree e ricatti affettivi, accompagnati da scarso riconoscimento personale, condizionanti la sua possibilità di libera espressione della vitalità. La frustrazione emotiva ne è stata l’ovvia conseguenza. La sensibilità del bambino nei confronti dei genitori, il suo bisogno di amore, di approvazione e considerazione, si è presto trasformato in questa tipologia caratteriale nella disponibilità a risolvere i problemi per loro. L’incapacità di raggiungere la perfezione (fissazione cognitiva) lo fa sentire in colpa per non essere all’altezza delle situazioni e alimenta anche la sua rabbia (passione), che questa tipologia esterna sotto forma di impazienza, frustrazione, fastidio, critica a giudizio, nei confronti delle imperfezioni della gente e del mondo. Rabbia che, il sottotipo sociale, per “giusta causa” si permette di esprimere. Tende a correggere gli altri appellandosi alla correttezza della sua visione delle cose. Temendo la propria non idoneità e corruzione si batte per combattere la malvagità, la corruzione e i difetti altrui; così di fronte alle infrazioni può finalmente manifestare la sua “giusta rabbia”. Per questo carattere, diffidente della leggerezza e del piacere, si evidenziano un’affettività controllata, una vera passione per le regole, un comportamento rigido. La sua forte moralità lo porta ad agire sempre per ciò che “andrebbe fatto”, ignorando i propri desideri più profondi Riguardo alla salute uno studio psicoanalitico della vita di Michelangelo riporta alle sue opere, ai suoi poemi a alle sue lettere, dove egli stesso racconta del proprio sconforto depressivo e della conduzione di una vita priva di gioia. Oltre a ciò Michelangelo soffriva di osteoartrite alle mani, gotta e calcoli renali. Per l’interpretazione EnneaSimbolica del personaggio clicca qui Bibliografia: (1) (2) (3) (4) (5)

Ennea&ArTe: Raffaello – Tipologia Sette

A cura di Liliana Atz Continuando lo studio delle tipologie ennea-simboliche alla luce di EnneaMediCina incontriamo Raffaello Sanzio. Figlio di Giovanni Santi, pittore al servizio dei Montefeltro, Raffaello nacque ad Urbino nel 1483. Bello, socievole, affabile, gentile, colto e aperto agli stimoli degli altri maestri, egli personificò l’immagine del “pittore di corte”. Questo suo modo di essere gli aprì molte porte sia nella sua vita privata, che nella carriera professionale, rendendolo benvoluto dai ricchi signori, dagli alti prelati e dalla semplice gente del popolo. Alla luce dello studio dell’Enneagramma Raffaello apparteneva alla tipologia Sette, l’Ottimista, quello che sa indurre l’allegria e la gioia di vivere. Questa tipologia enneagrammatica si caratterizza per la passione della Gola e per la fissazione della Fraudolenza. Contemporaneo di Michelangelo Buonarroti si narra che quest’ultimo lo invidiasse non solo per la sua bravura, ma anche per il modo che aveva di rapportarsi agli atri “con melliflue parole adulatorie”. Artista della persuasione questo tipo riesce ad aggirare gli ostacoli senza troppa fatica, usando abilmente l’arte oratoria, la seduttività e la sua innata simpatia. “Raffaello fu il primo e unico figlio di Giovanni Santi e di Magia di Battista di Nicola Ciarla. La madre morì quando Raffaello aveva otto anni ed il padre quanto ne aveva undici”. Il Sette tende ad evitare la sofferenza, nascondendosi dietro una maschera di giovialità. Gestisce il dolore e le difficoltà rifugiandosi nel ricordo dei momenti piacevoli e rimuovendo quelli spiacevoli. Per questo, davanti alle cose troppo complicate, dolorose e limitanti, tende a scappare, nell’inconscio timore che il fermarsi lo porti ad entrare in contatto con la propria interiorità. “Pittore ricercatissimo, Il suo atelier fu per certi versi opposto a quello di Michelangelo, suo contemporaneo, che preferiva lavorare con gli aiuti minimi indispensabili (preparazione dei colori, degli intonaci per gli affreschi e altro) mantenendo una leadership assoluta sull’esito dell’opera finale”. Raffaello invece, con l’andare degli anni, delegò sempre più spesso parti consistenti del lavoro ai suoi assistenti”. L’enneatipo Sette non redento non sa fermarsi sulle cose, per questo si impegna su più fronti contemporaneamente, ma senza approfondire alcunchè, saltando da un’esperienza all’altra. Oltre ad amare la bellezza idealizzata e divina, però, Raffaello amava anche quella terrena e sensuale delle donne. Secondo Giorgio Vasari Raffaello aveva una vita sessuale molto disordinata e fuori modo; si narra infatti, che abbia diviso i suoi anni giovanili tra la passione per le donne e quello per l’Arte. Ne “Le Vite” Vasari racconta che: “il Cardinale di Bibbiena suo amico lo infestava da molti anni per dargli moglie ed egli non la ricusava ma diceva di voler ancora aspettare quattro anni. Il tempo passava ed egli cortese dopo quattro anni incalzato dal cardinale ne accettò per moglie la nipote. E perché sempre fu malissimo contento di questo laccio andava mettendo molto tempo in mezzo sì che il matrimonio non s’era ancora consumato per Raffaello e ciò faceva egli non senza onorato proposito, perché avendo tanti anni servito la Corte ed essendo creditore di Leone X gli era stato indizio che quando avesse concluso la sala (stanze vaticane), in ricompensa delle fatiche e delle virtù sue, il Papa gli avrebbe dato un cappello rosso (cardinalizio). Questo gli avrebbe permesso una carriera importante nel mondo della chiesa. Però egli in luogo importante andava di nuovo ai suoi amori. Non si curava tanto del fidanzamento con la nipote del cardinale di Bibbiena né della promessa di Leone X di farlo cardinale”. Nel polo irredento è un tipo ribelle, indisciplinato, che non mantiene gli impegni presi e interpreta le regole in modo personalizzato, continuando a fare ciò che vuole. Si serve dell’arte affabulatoria per togliersi dai guai, ma se questo non basta si ribella apertamente alle pressioni. Questa tipologia è infatti sempre alla spasmodica ricerca della novità, della diversità, dello sconosciuto, dell’esperienza eccitante che possa riempire i suoi vuoti interiori: cibo, sesso, situazioni… Vasari racconta che: “E così avvenne che una volta disordinando più del solito perché a casa se ne tornò con una grandissima febbre – probabilmente una malattia venerea – che nel giro di poco se lo portò via. Era il venerdì santo del 6 aprile del 1520. Bibliografia: Wikipedia Raffaella Arpiani – Arte essenziale Artfiller EnneaMediCina

Ennea&Arte: la Psico/Tipologia dei Grandi dell’Arte

A cura di Liliana Atz Prende vita con l’analisi della tipologia psicologica di alcuni grandi personaggi del mondo dell’arte, un percorso di studio di EnneaMediCina attraverso l’utilizzo delle sue matrici: l’Enneagramma e la Medicina Cinese. Si parte dal presupposto che ogni persona, alla nascita, incontri delle difficoltà alle quali reagisce creando una strategia che tenderà a preservare per tutta la vita. L’antica psicologia dell’Enneagramma si è rivelata un sistema pratico e potente per individuare la propria matrice di personalità. Ad esempio, se nell’infanzia un individuo subisce violente aggressioni da parte di adulti significativi, soprattutto nei momenti in cui si mostra debole e fragile, tenderà a sviluppare delle strategie di risposta a queste aggressioni: tenderà ad essere forte, violento se necessario, non si mostrerà mai debole e fragile. Costruirà una “corazza di “forza” con cui si difenderà dalle aggressioni esterne. L’Enneagramma mostra nove diversi aspetti di risposta alle sollecitazioni dell’ambiente ed egli prediligerà una di queste modalità, bloccandosi in un inconsapevole e ripetitivo ciclo continuo. Collegando quanto sopra all’antica Medicina Cinese per la quale la salute è il risultato di un’equilibrata alimentazione, respirazione, difesa dagli agenti patogeni sia esterni che interni e dall’armonioso fluire delle cosiddette Cinque emozioni e Sette sentimenti, si può verificare quanto una problematica psichica si rifletta sul corpo e viceversa. Non vi è separazione tra psiche e soma in quanto l’una si manifesta e si riflette nell’altro. Ove uno squilibrio si manifesti, saranno l’organo e il viscere collegati all’elemento, alla struttura predominante/enneatipo caratterizzante la tipologia psicologica, i primi a segnalare la disarmonia e ad ammalarsi. Quale migliore strumento che l’osservazione delle proprie emozioni e delle proprie reazioni da collegare ai propri disagi fisici per capire la propria personalità e come quest’ultima sia di blocco al libero flusso della vita e al cambiamento? N.B.: ove le biografie dei soggetti esaminati lo renderanno possibile si effettuerà il collegamento al sistema EnneaMediCina. EnneaMediCina

Ennea&ArTe: Caravaggio – tipologia Otto

A cura di Liliana Atz Per capire un artista, per provare a interpretare il suo personaggio, tra le tante realtà possibili è importante analizzare quello che le biografie raccontano di lui. Cosa si nasconde, infatti, dietro la genialità di taluno? Quali ombre caratterizzano l’altra faccia della sua vita, la sua psicologia? Come sentire l’artista dal “di dentro? Studiando il personaggio alla luce di EnneaMediCina andiamo a conoscerlo meglio. “Caravaggio, pseudonimo di Michelangelo Merisi nacque a Milano il 29 settembre 1571 (ca.) Considerato oggi uno dei più celebri rappresentanti dell’arte occidentale di tutti i tempi è il fondatore della corrente naturalistica moderna, in contrapposizione al Manierismo e al Classicismo, così come precursore della sensibilità barocca La principale componente del suo stile consiste nella realizzazione della prospettiva e della tridimensionalità attraverso l’utilizzo drammatico e teatrale della tecnica del chiaroscuro. I genitori del pittore, Fermo Merisi e Lucia Aratori, erano nativi di Caravaggio. Si sposarono il 14 gennaio 1571  con la protezione e l’aiuto del marchese di Caravaggio e conte di Galliate Francesco I Sforza, che fece anche da loro testimone di nozze” (fonte Wikipedia). Riflessione: vi era usanza di far accasare le donne compromesse (dai nobili). Che fosse questo uno di quei casi? Come fu quindi il rapporto di Caravaggio con Fermo Merisi? Quanto la relazione con i familiari segnò la sua parte umana? “Animo particolarmente irrequieto, nella sua vita egli affrontò gravi vicissitudini fino alla data cruciale del 28 maggio 1606 quando, commesso omicidio durante una rissa e condannato a morte, dovette fuggire dalla città di Roma per scampare alla pena capitale (fonte Wikipedia)”. Secondo la visione psicologia dell’Enneagramma dietro l’interpretazione della realtà deformata fin dall’infanzia dall’aspetto soggettivo dietro cui ognuno impara a mascherare la propria individualità si nasconde la separazione dal Sé e dal divino. L’essere umano è interiormente in disequilibrio in quanto non possiede un unico Io, ma molti aspetti contrastanti l’uno con l’altro che si interscambiano di momento in momento, estendendosi tra poli estremi: irredento (immaturo, malsano) e redento (maturo, sano). Dall’analisi della sua biografia Caravaggio apparteneva all’enneatipo Otto e al centro dell’istinto. Questa tipologia indicata come il Leader è caratterizzata dalla passione  della lussuria e dalla fissazione  della vendicatività. L’emozione di fondo alla base delle sue azioni è la rabbia/rancore. Questo Enneatipo tende a schivare la debolezza, esalta la propria forza e non conosce mezze misure. La sua realtà si basa sullo scontro, sul controllo e sulla forza. Disprezza i codardi e l’eccessiva indolenza. Autoritario e combattivo vuole essenzialmente il potere sugli altri, vendicandosi così dei conflitti e delle ingiustizie patiti nell’infanzia. Fonte: Wikipedia Fonte: EnneaMediCina. Le Cinque Vie dell’Anima A seguire lo studio di altri artisti….

In che modo sono collegati gli organi del corpo umano alla psiche? di Liliana Atz

«Pare ormai chiaro anche alla scienza occidentale come l’unità di corpo e mente siano basilari nei processi di cura e guarigione delle malattie, e di come l’armonizzazione delle Cinque Emozioni e dei Sette Sentimenti della Medicina Cinese siano strettamente interconnessi a ciò che in epigenetica viene definito cura delle ferite psicologiche connesse agli schemi e alle credenze limitanti. «Secondo la PNEI, le emozioni sono fatti biochimici che si traducono in cascate di messaggi molecolari, che raggiungono il corpo, compreso il sistema immunitario, istaurando un dialogo continuo tra il sistema nervoso, il sistema endocrino e quello immunitario, determinando salute o malattia. «Tutto questo è affermato ormai da millenni dall’antica Medicina Cinese, secondo la quale la salute è il risultato di un’equilibrata alimentazione, respirazione, difesa dagli agenti patogeni sia esterni che interni e dall’armonioso fluire delle cosiddette Cinque emozioni e Sette sentimenti. «Ove uno squilibrio intervenga, saranno l’organo e il viscere collegati all’elemento, alla struttura predominante caratterizzante le diverse tipologie enneasimboliche, i primi a segnalare la disarmonia e ad ammalarsi. Nel tempo, ove il problema non trovi soluzione, l’intera struttura psico-fisica verrà coinvolta.»

Le arti marziali ispirate al Tao – di Nadia Clementi

Un detto taoista afferma: Nel movimento trovare la calma, nella calma, trovare il movimento: ne parliamo con Liliana Atz presidente dell’Associazione San Bao A fine articolo, su richiesta della dottoressa Liliana Atz, pubblichiamo anche la versione in inglese dell’intervista. Nella filosofia taoista tradizionale cinese, il Tao ha come funzione fondamentale quella di rappresentare l’universo, eterno ma in movimento al tempo stesso.È proprio con questo spirito che l’associazione San Bao diffonde in Trentino l’insegnamento e l’avviamento alle arti marziali ispirate al Tao, in particolare la conoscenza del Tai Chi Kung, un’arte cinese di tradizione millenaria volta ad acquisire e custodire armonia tra corpo mente e spirito.Nello specifico il Tai Chi Kung è una tecnica motoria che tra i tanti benefici certificati, ha lo scopo di migliorare, attraverso il coordinamento e la concentrazione, il tono e l’elasticità muscolare. Si tratta di esercizi utili a prevenire cervicalgie e altri disturbi della colonna vertebrale, mentre l’attività respiratoria apporta benefici sia sul piano mentale che emozionale, un ottimo alleato contro, ad esempio, lo stress e l’insonnia.Inoltre, secondo i principi della medicina cinese la respirazione e l’alimentazione rappresentano le due fonti dell’energia acquisita che permettono al nostro corpo di svilupparsi e di vivere.Pare noto come dall’interazione cibo-organismo derivino la maggior parte dei disturbi tipici del nostro tempo, contemporaneamente però l’alimentazione può aprire immense possibilità preventive e curative.Per conoscere i benefici e le tecniche di riequilibrio energetico del corpo e della mente ci siamo rivolti alla fondatrice dell’Associazione San-Bao, Liliana Atz, laureata in psicologia, diplomata operatrice-istruttrice Shiatsu, insegnante di Tai Chi stile Wudang e Yang, che da molti anni esercita queste attività e promuove corsi, dove le antiche discipline medico-filosofiche cinesi, si integrano con le scoperte della scienza occidentale.  Chi è la dottoressa Liliana Atz  Psicologa, istruttrice di Tai Chi Chi Kung e Shiatsu, esperta in Medicina Tradizionale Cinese, si occupa da anni di insegnamento.Convinta assertrice del filo conduttore che unisce le discipline terapeutico-filosofiche orientali e la cultura scientifica occidentale, ha fondato l’associazione San Bao, dove promuove attività di crescita personale attraverso il lavoro sul corpo-mente.Docente di Enneagramma è autrice dei libri «EnneaMediCina», oltre che di articoli e pubblicazioni di settore. Dottoressa Atz, che cosa la colpisce maggiormente della medicina tradizionale cinese? «La cultura medico-filosofica cinese mi ha affascinata per la sua completezza in quanto porta ad una visione integrata dell’uomo, inteso nelle sue componenti di corpo, mente e spirito.«Lavorando sul corpo, pertanto, ad esempio col Tai Chi Chi Kung, si riequilibrano anche la mente e le emozioni, arrivando a stare meglio a tutti i livelli.» Può spiegarci in breve quali sono i principi della medicina tradizionale cinese? «La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è uno dei sistemi medico-filosofici più antichi e più affascinanti del mondo, che l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) già nel 1986 ha inserito nella carta di Ottawa per la promozione della salute.«I principi cardine di questa medicina sono: il Qi (energia), il Tao (la forza eterna, essenziale e fondamentale che scorre attraverso tutta la materia dell’Universo) , la legge Yin/Yang, la legge dei Cinque Movimenti e le relative fasi, i Meridiani energetici. Tutte questi fattori sono in interrelazione reciproca, in una molteplicità di modi diversi.«Per la Medicina Tradizionale Cinese lo stato di malattia proviene dalla perturbazione dell’equilibrio energetico (Chi o Qi). Questa medicina interviene per il riequilibrio della salute con diverse terapie, tra cui, le più note, sono la dietetica, la farmacologia, l’agopuntura, il massaggio e le ginnastiche mediche, nelle forme conosciute come Tai Chi e Chi Kung.«Quello che è davvero interessante è che i suoi antichi principi trovano oggi sempre più riscontro nella fisica quantistica, così come nelle scoperte delle neuroscienze.» Lei è abilitata all’insegnamento dell’«Enneagramma», di cosa si tratta? «L’ENNEAGRAMMA è un antico metodo di conoscenza che aiuta a fare verità su se stessi e ad acquisire sicurezza e fiducia, scoprendo le proprie possibilità più nascoste.«Nella pratica si tratta di un disegno geometrico che come una mappa descrive le varie tiplogie di personalità. Si dice che le sue origini risalgano a più di 2000 anni fa. «È stato introdotto in Occidente all’inizio del secolo scorso, dal maestro spirituale causasico G.I. Gurdjieff, che lo utilizzava come strumento di studio per i suoi allievi.«Successivamente è stato sviluppato e diffuso da vari studiosi, tra i quali spiccano lo psicologo Oscar Ichazo e lo psichiatra Claudio Naranjo, suo allievo, cui si deve la massima propagazione e integrazione di questo sistema, con la psicologia contemporanea.»L’Enneagramma si rivela efficace in tutte quelle attività e contesti dove le relazioni con le altre persone hanno carattere di importanza:– Per accrescere la conoscenza di sé e la propria autostima.– Per gestire al meglio le proprie emozioni .– Per incrementare le proprie capacità relazionali e gestire al meglio le proprie risorse energetiche. Vuole spiegarci in che cosa consiste l’attività di Tai Chi Chi Kung secondo gli antichi metodi taoisti? «Il Tai Chi Chi Kung è un’antica disciplina psicofisica cinese che si basa sui principi della filosofia taoista.«Questa tradizione considera l’universo come un campo di energia, risultato della perfetta interazione dei due principi cosmici fondamentali: lo Yin e lo Yang, che costituiscono il simbolo del Tao e rappresentano il concetto più importante e caratteristico del taoismo.«Attraverso la comprensione del cosmo, dell’universo e della natura si arriva, per il taoismo, alla comprensione di se stessi, alla propria crescita individuale.«Questa tradizione considera l’universo come un campo di energia; vi è una visione olistica, analogica dell’essere umano, secondo cui la salute ed il benessere sono la conseguenza dell’equilibrio psicologico, energetico, fisiologico e spirituale dell’uomo.«Si tratta di un’arte psico-fisica di sviluppo graduale del corpo-mente che attraverso l’esecuzione di precise sequenze aiuta a migliorare la propria energia fisica e mentale e ad aumentare il proprio benessere.«La sua struttura è tale che chi osserva la pratica del Tai Chi può solo captarne la forma superficiale, non riuscendo a cogliere gli aspetti profondi di lavoro sul corpo, sul respiro e sulla mente.«Queste tappe non sono separabili perché si riflettono l’una nell’altra: il corpo si rilassa, la respirazione rallenta il suo ritmo e diventa più profonda, la mente si svuota dai

La psicologia biologico/emozionale degli enneatipi di Liliana Atz

L’acquisizione della consapevolezza di sé e il controllo delle proprie emozioni, come vedremo in questo percorso, sono alla base della salute olistica di corpo, mente e spirito. Per meglio comprendere l’EnneaMediCina, ritengo, quindi, indispensabile conoscere le basi su cui poggia. Cominceremo, pertanto, un percorso di avvicinamento a piccoli passi, iniziando dallo studio dell’Enneagramma, alla luce delle scoperte della scienza occidentale. Al di là di tutte le possibili differenze individuali, l’Enneagramma permette di individuare le principali propensioni caratteriali dell’individuo, le sue idee del mondo e le sue “vocazioni”, consentendogli di ampliare le proprie opportunità di auto-comprensione e di modificazione interiore che, come vedremo, influiscono sulla salute intesa in senso globale. Le nove tipologie caratteriali dell’Enneagramma, si riuniscono in tre centri, corrispondenti ai “tre cervelli” di base: 1.Istinto (pancia): 8, 9, 1; 2.Emozioni (cuore): 2, 3, 4; 3.Raziocinio (testa): 5, 6, 7. Ciascun centro si caratterizza per un’emozione comune, che influenza il modo di essere e di relazionarsi dei singoli enneatipi. È ormai risaputo che già nel periodo della gravidanza il feto sviluppa una propria identità soggettiva. Come evidenziato dallo psichiatra canadese Thomas Verny, l’esperienza dell’embrione all’interno dell’utero, rappresenta il suo primo contatto col mondo, contatto che influenzerà profondamente la formazione della sua futura personalità.All’interno della mappa enneagrammatica, ciascuna tipologia rappresenta una specifica strategia di difesa, che il nuovo nato utilizza nel suo processo di adattamento alle dinamiche relazionali intrattenute in ambito familiare. In riferimento alla specifica combinazione di genotipo e fenotipo vi sarà, quindi, una sua collocazione di base in uno dei tre centri e dei tre enneatipi dell’Enneagramma. Si tratta di strategie che il bambino percepisce come modelli comportamentali efficaci, adatti sia alla sua sopravvivenza, che ad ottenere affetto e attenzione. Queste tracce si fissano nella sua psiche, influenzandone, poi, i comportamenti, anche da adulto. Il centro istintivo: enneatipi 8, 9, 1. Nel neonato, le prime aree cerebrali a raggiungere il completo sviluppo, sono il tronco cerebrale e il mesencefalo, che regolano le funzioni corporee essenziali alla sopravvivenza, quali la respirazione, la digestione, l’escrezione e la termoregolazione. Poiché il cervello nel neonato non è ancora completamente formato, quindi, ciò che il bambino percepisce nei suoi primi anni di vita viene registrato nel “cervello istintivo”, il più viscerale dei tre centri e nodo focale del benessere psico-fisico dell’individuo. In seguito si sviluppano il sistema limbico, che gestisce l’aspetto emozionale della persona e la neocorteccia, che permette il pensiero astratto. La crescita di ogni regione cerebrale e le relative funzioni, ad esse connesse dipende in larga parte, dalla stimolazione che il “piccolo uomo” riceve, fin dalla gestazione e, quindi, dalla possibilità di creare nuovi collegamenti tra neuroni; esperienze positive piuttosto che negative favoriscono una crescita e uno sviluppo armonioso dell’individuo. Il modo in cui il cervello si sviluppa determina le capacità cognitive, affettive e sociali, nonché la predisposizione ad ammalarsi fisicamente o psichicamente della persona. Svariati studi dimostrano come bambini ascoltati, accarezzati, sostenuti e incoraggiati, presentino una maggiore attività cerebrale (misurata con elettroencefalogramma), oltre che minori livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e adeguati livelli di Igf-1, un ormone che riveste un importante ruolo nei processi di crescita. Altri studi confermano come l’ansia e le tensioni influenzino la funzionalità della pancia, il “secondo cervello”, con importanti ripercussioni sulla funzionalità dell’intero organismo. Il dott. Gershon della Columbia University afferma che “l’intestino aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni, rivestendo un ruolo fondamentale nel segnalare gioia o dolore”. Nella pancia si colloca, quindi, un cervello che assimila e digerisce non solo il cibo, ma anche informazioni ed emozioni che arrivano dall’esterno (continua….). Bibliografia: Michael D. Gershon – Il secondo cervello – Utet edizioni. Glaser D. (2000) Child abuse and neglect and the brain – a review. Journal of Child Psychology & Psychiatry, 41, 97- 116. Glaser D. (2003) Early experience, Attachment and the Brain in Corrigal J. & Wilkinson H. Revolutionary Connections: -Psychotherapy & Neuroscience pp. 117-133. London: Karnac. Parent Network for the Post-Istituzionalized Children (Spring 1999): overview of the post-istituzionalized child. The post, 1. www.pnpic.org/news2.htm . Perry BD (2000) : Traumatized children : how childhood trauma influences brain development. http://www.childtrauma.org/CTAMATERIALS/Vio_child.asp Shore R. (1997): Rethinking the      brain. New York: Families and the Work Institute. Teicher MD (2000): Wounds that time wont’heal: the neurobiology of chikd abuse. Cerebrum: The Dana Forum on brain science, 2(4), 50-67.

L’importanza dell’Enneagramma nell’ambito della medicina integrata

Abstract: L’Enneagramma dei Tipi Psicologici è un sistema per individuare le personalità. È comunque una definizione un po’ riduttiva in quanto serve anche per una equilibrata evoluzione interiore. In greco ennea significa “nove”, mentre gramma significa “segno”. Il simbolo grafico è quello di una stella a nove punte dove ognuna rappresenta una personalità. Infatti, l’Enneagramma descrive nove tipi diversi di personalità, nove strategie per rapportarsi alla realtà. Ha origini storiche remote: le ultime cronache risalgono a 2.500 anni fa. Le origini sono ignote anche se vi sono riferimenti storici inerenti la Babilonia e il medio oriente. In seguito, si hanno testimonianze nel XIV o XV risalenti ai “Sufi”. Da loro proviene la preparazione di G.I. Gurdjieff (1910) al quale si deve la diffusione dell’Enneagramma in Europa. In seguito si hanno altre testimonianza da parte di Ichazo (1960) che affermò di aver appreso la tecnica dai Sufi e non da Gurdjieff. Qui si crea una divisione: gli insegnamenti di Gurdjieff rimangono all’interno dei suoi gruppi di studi; mentre quelli di Ichazo passano attraverso l’Istituto di Arica; da questo si forma Claudio Naranjo che a sua volta insegnerà l’Enneagramma ai Gesuiti. Attualmente l’Enneagramma è stato rivalutato enormemente in quanto si è rivelato un sistema pratico e potente per individuare le personalità. Si parte dal presupposto che ogni persona, alla nascita, incontra delle difficoltà. In base al tipo di difficoltà o problemi e a come reagisce ad essi, si crea una strategia che tenderà a preservare per tutta la vita. Ad esempio, se nell’infanzia un individuo subisce violente aggressioni da parte degli adulti significativi, soprattutto nei momenti in cui si mostra debole e fragile, tenderà a sviluppare delle strategie di risposta a queste aggressioni: tenderà ad essere forte, violento se necessario, non si mostrerà mai debole e fragile. Costruirà una “corazza di “forza” che lo preserverà dalle aggressioni esterne. Predilige una strategia rispetto a nove disponibili. Infatti, l’Enneagramma mostra nove diversi modi di reagire alla realtà. Ne scegliamo uno rinunciando agli altri otto. La storia familiare ha un’importanza fondamentale nella creazione della tipologia…. Tratto da: Medicina biointegrata – Dott Vincenzo Fanelli

La psicologia biologico/emozionale degli enneatipi – 2- di Liliana Atz

Il centro istintivo/motorio. Ciascun centro si caratterizza per una emozione di base, che influenza profondamente il modo di essere e di relazionarsi dei diversi enneatipi. Acquisirne la consapevolezza e impararne le strategie di controllo, è alla base di un efficace percorso di bio-medicina integrata. Le tipologie 8,9 e 1, cosiddette di “pancia”, si caratterizzano per la prevalenza della componente istintiva. Questi enneatipi tendono ad agire in modo impulsivo, rispondendo con azioni concrete alle sollecitazioni sia ambientali, che relazionali. L’emozione che caratterizza questa triade è la “rabbia”, che ognuno dei tre enneatipi gestisce con modalità differenti: manifestandola (e.8), negandola (e.1) o rimanendone inconsapevole (e.9). Un enneatipo 8, ad esempio, elabora la rabbia manifestandola con decisione, spinto dalla necessità di dimostrare di essere il più forte. Un enneatipo 9, invece, la elabora inconsapevolmente, manifestandola poco, per il bisogno istintivo di pacificare l’ambiente in cui vive. Diversa ancora è la modalità dell’enneatipo 1, che la interiorizza, negandola verbalmente, ma esprimendola attraverso il corpo. Gli appartenenti a questo enneatipo, bramano dimostrare di essere perfetti, ma l’impossibilità di adempiere ad un simile proposito genera rabbia, che essendo costretti a non riconoscere, somatizzano a livello fisico….. (continua)